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SONO POSSIBILI NUOVE FORME DI TEATRO A PATTI?

23-05-2018 09:32 - News Generiche
Un mese e mezzo fa abbiamo lanciato da questo sito la proposta di una "Rassegna di teatro al femminile", chiedendo ad attrici professioniste e dilettanti di venire a recitare a metà luglio, in una piazza del nostro Centro Storico, una serie di brevi monologhi, che potessero far rivivere coralmente su quella piccola scena personaggi femminili di ogni epoca, per offrire al pubblico spunti e riflessioni sulle tematiche affidate dal teatro alle donne.
La nostra proposta è stata accolta e discussa, in queste settimane, da alcune attrici, tutte interessate e molto tentate dall´idea di questo spettacolo al femminile, ma perplesse su alcune soluzioni tecniche (tempi di esibizione, luogo, date difficili da conciliare, carenza di una regia professionale della serata, disponibilità di alcuni mezzi tecnici).
Senza dubbio l´assenza del patrocinio pubblico e la mancanza di grossi sponsor privati (nonostante la cortese disponibilità di alcuni negozi pattesi) impedisce alla nostra Associazione di garantire più di quello che abbiamo offerto e perciò saremo costretti a far saltare la data di metà luglio. La discussione iniziata con le attrici in questa occasione, però, ci spinge a iniziare un percorso collettivo di discussione e di ripensamento dell´iniziativa, che ci impegniamo ad avviare a livello almeno provinciale, per riproporla al meglio al più presto.
Nello stesso tempo, però, constatiamo come siano riaffiorati, in questa occasione, nodi più generali, che restano irrisolti e certamente non solo nel teatro pattese.
Perché è piaciuta l´idea del teatro al femminile? Perché muove un vissuto profondo e sempre attuale, che potrebbe realizzare con il pubblico un contatto meno convenzionale e scontato di altre esperienze. Ci sono oggi a Patti varie offerte teatrali, che ondeggiano tra due estremi: o si adeguano più o meno al gusto tradizionale del pubblico più affezionato al teatro, che è quello borghese di una certa età (per dirla con De André, "signori benpensanti, spero non vi dispiaccia") o non tengono in alcun conto la risposta degli spettatori, puntando a mettere in scena ciò che più risponde ad un personale concetto di ricerca teatrale (per dirla con Guccini, "vendere o no non passa fra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso"). In mezzo c´è qualche tentativo di forzare un poco la rassicurante cornice del teatro borghese, con l´aiuto autorevole del teatro colto (sopportato per dovere, più che amato dal consueto pubblico pattese) o con equilibrate contaminazioni di autori di moda.
Il teatro, però, è vivo (fin dalla sua nascita nell´antica Grecia) se riesce a convincere il pubblico che si stia parlando di lui, della sua comunità, dei suoi problemi, ed assolve alla sua funzione se questi problemi ha il coraggio di metterli in mostra, di tirarli fuori dal profondo, perché per le due ore dello spettacolo si realizzi quel miracolo della catarsi collettiva, che solo l´arte vera sa realizzare così a fondo.
Vogliamoci bene, allora, e vogliamo bene soprattutto ai nostri giovani: non accontentiamoci di strade sperimentate e di compromessi, né di parlare solo per pochi. Proviamo a ridare al teatro la sua funzione sociale e di portare anche in un piccolo paese di provincia spettacoli più diretti e coinvolgenti.
Possiamo provarci con un "Teatro al femminile", che da sempre ha il compito di toccare i nervi scoperti della società (dall´Antigone di Sofocle alla Nora di Ibsen) e che può aiutare le attrici (soprattutto al Sud) a trovare un´autonomia organizzativa, realizzata non di rado con la sfida di essere, oltre che interpreti, autrici e registe, ma potremmo anche avere il coraggio di ampliare lo sguardo almeno al panorama italiano, con l´aiuto magari di quei giovani pattesi di talento, che hanno dovuto lasciare la Sicilia, oggi come ieri, per trovare una strada pienamente soddisfacente nel teatro, sia come attori che come autori.
Ciò potrebbe costarci uno sforzo mentale, culturale ed organizzativo, ma pensiamo ne valga pena, perché il teatro non è il passatempo di una sera (per questo basta già la televisione o qualche spettacolo musicale di passaggio), ma un vissuto collettivo irrinunciabile, per una comunità che voglia riconoscersi e migliorare se stessa.



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