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Quale idea di città? Un giovanilismo senza giovani.

26-03-2017 15:14 - News Generiche
Se nell´ultimo ventennio del secolo scorso l´economia pattese era stata sorretta da una sciagurata speculazione edilizia, seguita al terremoto del 1978, per il primo decennio di questo nuovo secolo la nostra cittadina, dopo aver assistito alla scomparsa delle proprie fabbriche e dell´artigianato tradizionale, si era proposta come "città dei servizi", affannandosi a trattenere sul proprio territorio enti ed istituzioni (ospedale, tribunale, vari tipi di scuole superiori, agenzia delle entrate, ufficio registro, ecc.), capaci di offrire opportunità di lavoro ed un ampio indotto di utenti, e lasciando che altri centri della provincia si specializzassero nella grande distribuzione, mal vista dal commercio medio-piccolo pattese, che da sempre vanta un peso rilevante nel gioco elettorale . Quanto al turismo, il sole ed il mare, abbinati al sito della frazione di Tindari, a valenza religiosa ed archeologica, pur restando periferici rispetto alla grande attrattiva di luoghi famosi e vicini solo sulla cartina geografica, come Taormina e le isole Eolie, si sono ritenuti capaci di per sé di garantire ai privati l´introito delle case-vacanza, affiancate negli ultimi anni da innumerevoli bed&breakfast ed agriturismo. A completare il quadro, immancabili e provvidenziali, i finanziamenti pubblici (regionali, statali, europei), ideali per coprire ogni esigenza: dalla grande speculazione al piccolo clientelismo, dalle rendite agrarie alle effimere imprese imprenditoriali.
Ma la crisi economica, con la costante restrizione dell´apparato pubblico ed il taglio dei finanziamenti a pioggia, ha tolto ossigeno a questi progetti di città: ha chiuso scuole e negozi, messo in ginocchio l´edilizia, ridimensionato uffici e strutture di servizio, svuotato le campagne, cancellato il piccolo turismo che si accontentava di poco, mentre i viaggiatori più esigenti si indirizzavano verso siti meglio organizzati sia strutturalmente che culturalmente.
L´idea di città è quindi lentamente cambiata e si è fatta un po´ confusa e sempre più autoreferenziale e privata. Mentre la parola d´ordine in economia, infatti, è diventata "spazio ai privati" (nel senso che singoli e società possono arrangiarsi come vogliono, senza indirizzi generali e senza temere controlli), la disoccupazione giovanile ha riaperto ai ragazzi più attivi le vie dell´emigrazione, lasciando, però, una piccola e solida utenza "giovanilista", che, nonostante il vistoso calo anagrafico, appare numerosa solo perché ormai ci si ritiene giovani almeno fino ai 45 anni. Pur inoccupata, sottoccupata o precaria, questa fascia di lungo- adolescenti, sorretta da redditi familiari per buona parte da rendita o da pluripensioni, è buona ad alimentare le uniche imprese che ancora si avviano in paese: bar, pizzerie, birrerie, sale da gioco, locali per karaoke, concerti ed eventi festaioli di vario genere, in un perenne bighellonare, un tempo essenzialmente estivo, ed ora sempre più tristemente annuale, serale-notturno ed omologato al ribasso, su standard culturali da periferia urbana, con consumi alcolici al rialzo in tutte le fasce di età (tanto che si aprono anche i chioschi dei parchi alla vendita di superalcolici e si ritiene eccessivo e persino persecutorio il fatto che il primo cittadino, giovane quarantenne, sia stato di recente privato della patente, per guida in stato di ebbrezza). Insomma una "città da bere", patetica parodia della Milano degli anni ´80 per la misura ridotta delle dimensioni urbane e per la profonda crisi economica in cui si muove, ma curiosamente riecheggiata dal fatto che nelle "stanze che contano" dell´amministrazione si lavori contemporaneamente ad una revisione del Piano Regolatore Generale, destinata a spartire interessi e residui guadagni.
I pattesi "adulti" (dai 50 anni in su) intanto restano a casa (propria o di amici), o affollano i ristoranti ed i centri commerciali dei paesi vicini, o trascorrono parte dell´anno "al Nord", nei luoghi di emigrazione dei figli, determinando il rovinoso tracollo di ciò che restava del piccolo e chiuso commercio pattese.
Prospettive future? Sarebbe il momento di cominciare a parlarne seriamente, collettivamente, apertamente e lontano dalle scadenze elettorali.


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