19 Marzo 2024
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La foto della settimana n.132: L´abitudine al peggio

13-07-2018 08:37 - La foto della settimana
Da un po´ di tempo non pubblicavamo "foto della settimana", perché se ne vedono già tante su Facebook, da farci sentire superfluo questo strumento. Lo rispolveriamo oggi non tanto per segnalare un guasto o un disagio, o per denunziare l´assenza di un qualunque intervento di manutenzione, dopo la pur rapida segnalazione del disastro, tramite quelle transenne "personalizzate" con il nome del Comune, acquistate in buon numero (ormai i cittadini hanno compreso bene il perché) da questa Amministrazione.
Utilizziamo invece la piccola voragine di Via Fontanelle (gemella di quella molto più grave, spalancatasi ormai da mesi di fronte all´ingresso principale dell´Ospedale in Via Mazzini) per sottolineare la facilità con cui ci abituiamo al peggio. Le due buche sono profonde e lasciano intravedere un grande vuoto sotto il livello stradale, che forse non è facile riempire e certo non con l´asfalto a freddo delle piccole crepe, che si sgretola pericolosamente in brecciolino alle prime piogge. Forse all´Ufficio Tecnico si stanno studiando soluzioni idonee e senza dubbio il crollo è dovuto anche allo scorrere di acque sotterranee che, mai incanalate, corrodono vaste aree del nostro sottosuolo.
Non è questo il punto, però. Il vero problema è che a questo, come a guasti di altra natura o a carenze di servizi o al vuoto di soluzioni urbanistiche realmente innovative, ci abituiamo tutti in fretta. Anzi! La nuova buca è diventata per noi quasi una sorta di "rotonda", che rallenta e regolarizza il traffico in curva, spingendo i più attivi solo a spostare le transenne un po´ di qua o un po´ di là, a seconda del vantaggio per chi scende o per chi sale. I più lungimiranti, aspettandosi un allargamento improvviso del crollo, si sono abituati a giri alternativi. C´è chi aspetta un qualche evento, che renda necessaria la riparazione o almeno una toppa: se dovesse passarci la santa patrona, a fine luglio, grideremo al miracolo.
E´ di rassegnazione che muoiono i paesi, mentre chi non si arrende se ne va e chi resta si chiude ancora di più nel privato, illudendosi di potervi ricreare quel senso di comunità, che si perde irrimediabilmente nelle buche dimenticate e nei luoghi pubblici abbandonati di questo nostro paese, che è ormai dissolto nel nulla, più che invisibile.

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