La foto della settimana n° 2: LE STATUE INVISIBILI
27-02-2013 17:42 - La foto della settimana
Le statue dei Dioscuri a Tindari
La copia di un gruppo scultoreo greco raffigurante i Dioscuri, mitici fratelli della bella Elena, si trova, ridicolmente rivestita con drappi colorati (come potete vedere nella foto) nell´area di parcheggio ai piedi di Tindari, una località vicina a Patti, famosa da secoli sia come sito archeologico (per un bellissimo teatro greco-romano ed una vasta area di scavo dell´antica città), sia come centro di culto di una miracolosa Madonna Nera (approdata nel 1100, all´epoca delle Crociate, ai piedi del promontorio, a causa di un naufragio).
Per questa duplice attrattiva amministratori, operatori commerciali ed agenzie di viaggio locali gareggiano nel proporre possibili forme di conciliazione tra turismo culturale e religioso. Il modo peggiore per conciliarli, però, è questa censura inflitta a Càstore e Pollùce, protettori dell´antica città (a cui hanno dato il nome in quanto Tindàridi, cioè figli di Tindaro), simbolo della costellazione dei Gemelli ed atleti insuperabili nel pugilato e nel domare i cavalli, che qualcuno ha evidentemente ritenuto, nella loro classica nudità, offensivi per il senso del pudore dei pellegrini diretti al Santuario, senza curarsi troppo peraltro dell´offesa recata al senso estetico dei turisti diretti all´area archeologica. Inoltre, dato che la statua rivestita di rosso impugnava originariamente, nel pugno sinistro alzato, una clava, scomparsa nella copia, è legittimo il timore che l´ignoto censore possa pensare anche di amputarle l´avambraccio, per evitare pericolose allusioni politiche, che potrebbero turbare, come i corpi nudi, il turismo religioso.
Per questa duplice attrattiva amministratori, operatori commerciali ed agenzie di viaggio locali gareggiano nel proporre possibili forme di conciliazione tra turismo culturale e religioso. Il modo peggiore per conciliarli, però, è questa censura inflitta a Càstore e Pollùce, protettori dell´antica città (a cui hanno dato il nome in quanto Tindàridi, cioè figli di Tindaro), simbolo della costellazione dei Gemelli ed atleti insuperabili nel pugilato e nel domare i cavalli, che qualcuno ha evidentemente ritenuto, nella loro classica nudità, offensivi per il senso del pudore dei pellegrini diretti al Santuario, senza curarsi troppo peraltro dell´offesa recata al senso estetico dei turisti diretti all´area archeologica. Inoltre, dato che la statua rivestita di rosso impugnava originariamente, nel pugno sinistro alzato, una clava, scomparsa nella copia, è legittimo il timore che l´ignoto censore possa pensare anche di amputarle l´avambraccio, per evitare pericolose allusioni politiche, che potrebbero turbare, come i corpi nudi, il turismo religioso.