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Storia, economia e società: la Patti di NUNZIO BARAGONA

13-01-2021 10:01 - Cenni storici
Ci sono molti e diversi modi di ricostruire il passato di un territorio e secondo noi non si può affermare in assoluto che l'uno sia migliore dell'altro: si può dire solo quale sia più utile allo scopo di chi ha scritto o di chi condivide quella ricostruzione.
Così, ad esempio, gli Enti Locali valorizzano e sponsorizzano di solito le rievocazioni che sembrano più efficaci per incrementare il turismo culturale di massa, anche a costo di un'omologazione anonima dei luoghi (narrazione facile ed accattivante, interpretazioni romanzate e spettacolarizzate, “nobilitazione” di eventi, diffusione di leggende di ogni tipo), mentre gli studiosi di professione privilegiano i saggi più conformi ai criteri scientifici specialistici (indicazione e validità delle fonti, rassegna delle tesi più importanti già formulate, titoli scientifici dell'autore, ecc.) ed ancora i cultori di storia locale offrono per lo più esposizioni “cronachistiche”, traendo dalle fonti scritte le notizie più varie con un'ottica spesso giuridico-amministrativa e con un criterio puramente cronologico, o descrizioni di siti del proprio territorio, integrate da personali e più o meno documentate ipotesi identificative.
Noi del “Paese Invisibile” abbiamo fatto da sempre una scelta diversa: quella di ricostruire il passato dal punto di vista dei “fuori-storia”, perché riteniamo che per secoli siano stati essi il vero motore dello sviluppo materiale e che sia perciò essenziale (anche in vista delle trasformazioni future della società) comprendere (e far comprendere agli Invisibili pattesi di oggi, nostro referente privilegiato) il ruolo fondamentale che questa parte della società ha avuto nell'economia delle varie epoche, le forme sociali che ne hanno condizionato il vissuto e le espressioni culturali che essa ha autonomamente prodotto, diverse e alternative a quelle dominanti.
Nel tentativo di percorrere questa strada abbiamo trovato a Patti un geniale studioso, scomparso purtroppo precocemente, prima di aver potuto concludere il percorso di ricerca che aveva intrapreso e, non a caso forse avviato oggi a diventare un po' “invisibile” nella città oggetto dei suoi studi: NUNZIO BARAGONA.
Figlio di un piccolo artigiano del Centro Storico e grande animatore culturale di questo cuore essenziale della nostra cittadina, Baragona fu il promotore di una compagnia teatrale e di un giornale, intorno a cui si raccolse un gruppo attivo di coetanei. Tra loro c'era l'attore Stefano Mollica, che nel suo curriculum artistico ricorda di aver partecipato, “a partire dal 1974, insieme ad un gruppo di giovani studenti, diretti da Nunzio Baragona, all'interno dell'associazione "Teatro Dialettale Patti", a vari lavori teatrali, tra i quali U Contra, Civitoti in pretura, Voculanzicula, San Giuvanni Decullatu e Fiat Voluntas Dei. Gli spettacoli venivano rappresentati prima al Teatro Comunale di Patti e, in seguito, a causa della chiusura di tale struttura, al Teatro del Seminario Vescovile di Patti”, in pieno Centro Storico. La scelta di privilegiare il teatro dialettale e comico indica secondo noi chiaramente il referente sociale a cui Baragona voleva indirizzare la propria opera di rivitalizzazione culturale. Il videomaker Nino Cadili, suo grande amico, ricorda invece gli sforzi fatti insieme per trovare alcune fonti inedite sulla storia pattese ed il modo appassionato e testardo di Baragona di rileggerne episodi più o meno noti, integrandoli con elementi inediti ed illuminanti, trovati durante il suo prezioso lavoro di risistemazione dell'Archivio Diocesano pattese o negli archivi palermitani, che cominciò a frequentare durante gli studi universitari e da cui riportò per primo il disegno della Patti cinquecentesca di Tiburzio Spannocchi, che potete vedere nella foto accanto. E' unanime poi, da parte di chi lo ha conosciuto, lo stupore per la fusione tra l'allegria e l'esuberanza dell'organizzatore sociale ed un severo impegno di studio e di ricerca, portata avanti – come ricorda l'editore pattese Nicola Calabria - non solo a Patti (nell'Archivio Storico della Curia Vescovile, “dove per anni si dedicò alla sistemazione del materiale esistente”), ma anche “in diversi Archivi di Palermo, Messina e Napoli ed in alcuni archivi e biblioteche spagnole”.
Un lavoro accurato e prezioso, testimoniato purtroppo oggi solo da pochi suoi scritti pubblicati mentre era in vita e da un testo postumo.
Un suo lavoro sul “Casale della Montagna nei Riveli del 1607”, letto ad un Convegno sulla storia di Montagnareale, è stato pubblicato in un saggio del 1988 delle edizioni pattesi Pungitopo, un altro nel 1992, sul ruolo di “Feste e Mercati nell'età moderna”, è stato pubblicato nelle edizioni Endas, a cura della Provincia di Messina, ed un terzo, su “La Natalità a Patti nel ‘600”, nel 1996, nell'opuscolo di vari autori “Battiti perduti”, edito dalla pattese Linus libri. Altri 7 brani (destinati a diventare parte di un lavoro complessivo) sono stati invece pubblicati dopo la sua morte, nel saggio del 2010 “Demografia e proprietà a Patti nel XVII secolo”, edito dalla casa editrice di Nicola Calabria, a cui va il grande merito di aver raccolto nello stesso anno in un unico volume (“Patti antica”) anche i 3 interventi pubblicati in vita dall'autore e di aver già prima dedicato a Baragona le ricerche dei suoi “Quaderni di Storia Pattese” del 2003. Per questo ci auguriamo che Calabria voglia continuare l'opera, pubblicando altri scritti ancora inediti: appunti ed interventi di Baragona, di cui forse dispone anche come ultimo responsabile dell'ormai dispersa “Società Pattese di Storia Patria”. Rilevante, tra i lavori di Baragona, è la traduzione integrale in italiano (che pare sia consultabile ora nella Biblioteca Comunale di Patti) del “Libro Rosso”, una raccolta di atti originali della storia pattese dal 1561 al 1781 (contenente anche la copia di atti più antichi, fin dal 1129) scritto in latino, spagnolo e volgare delle varie epoche, che viene esposto periodicamente a Patti nell'originale, come una sacra reliquia, durante alcune manifestazioni culturali, ma che di fatto è utilizzabile direttamente, sia per la difficoltà del linguaggio che per la fragilità delle pagine, solo dagli specialisti, non da chiunque voglia approfondire da sé questa importante fonte di studio della storia pattese.
Ma che tipo di storia di Patti voleva scrivere Baragona? Il titolo senza dubbio ambizioso e complessivo che avrebbe voluto dare al saggio a cui ha lungamente lavorato è illuminante: “Economia e società a Patti nell'età moderna”, con un approccio storico decisamente materialista, che ritiene fondamentale ricostruire il sistema produttivo, cioè non solo i principali settori di attività, ma anche le forme di proprietà, i rapporti di lavoro e l'organizzazione sociale, supportato da un importante metodo di lavoro, che emerge con chiarezza dagli scritti pubblicati. Basti pensare alla dichiarazione di apertura dello scritto su Montagnareale, un piccolo centro dove “nulla sembra mai accaduto, poco dicono i libri di storia, forse nulla, ma non c'è archivio in cui non si trovi un documento che non parli di questo dimenticato paese”. Ecco dunque il suo campo di ricerca: quella quotidianità della vita materiale, fotografata in quell'epoca marginalmente, solo dai dati di fonti amministrative e religiose di carattere statistico e da quell'inesauribile miniera di notizie costituita dai processi, con un “gusto del particolare” che a Calabria sembra una semplice (e “perdonabile”) “coloritura con risse e scandali paesani”, ma che a noi appare lo strumento geniale per far rivivere, accanto alla nobiltà terriera ed alla grande e piccola borghesia dell'epoca, i senza-storia, come le donne più povere (serve, majare e schiave), i bambini illegittimi, già stigmatizzati alla nascita, ed i lavoratori manuali, travolti da morte precoce, per le condizioni di vita e di lavoro.
Sull'utilizzo dei dati, che Baragona riporta spesso in originali tabelle, sottolineiamo che essi non sono un fatto oggettivo, che basta riportare o citare in modo sparso: i dati bisogna sceglierli, analizzarli ed integrarli, confrontando come sono riportati da varie fonti, e soprattutto saperli interrogare, partendo da ipotesi di base.
Occorre inoltre molto amore ed interesse per la “storia minore”, quella della quotidianità economica e sociale, quella poco spettacolare e ritenuta da molti inadatta ad essere pubblicizzata, perché odora di sudore e di fatica, non ha per protagonisti romantiche regine ed avvincenti intrecci di palazzo, non abita le lussuose dimore dei potenti, ma campi, cortili ed opifici, tuguri e case modesta, stradine e vicoli in cui si è consumata l'esistenza di lunghe generazioni più o meno anonime, che bisogna saper inquadrare, però, nell'ampio respiro della storia europea e siciliana, per non scadere nel rischio dell'episodico e del ricordo, elementi diversi dalla memoria, che è patrimonio collettivo e significativo in quanto dà senso e direzione al passato ed al futuro.
Non approfondiamo qui ulteriormente l'analisi degli scritti di questo studioso pattese, che pienamente merita il titolo di storico, per la capacità di visione complessiva e di conoscenza specialistica. Ci ripromettiamo, però, di farlo ancora ed invitiamo quanti lo hanno conosciuto direttamente ed hanno lavorato con lui a rievocare in modo più nitido e complessivo la sua figura e l'opera di ricerca dedicata a Patti.


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