29 Marzo 2024

Variante al PRG: tanti espedienti per “costruire con moderazione”

Ci eravamo impegnati, prima dell’Assemblea telematica di presentazione delle “Direttive sulla Variante al Piano Regolatore Generale del Comune di Patti”, a leggere con attenzione la Bozza predisposta dall'Amministrazione pattese, destinata, entro un mese circa, ad ottenere l’approvazione del Consiglio Comunale. Lo abbiamo fatto ed ora, oltre a dare, nel primo documento allegato in basso, alcune nostre valutazioni sui vari aspetti delle Direttive, alleghiamo anche, per chi voglia informarsi direttamente, il testo della Bozza ed il link dell’Assemblea del 28 maggio.
In generale la nostra impressione è che, pur prendendo atto del fatto che lo spazio edificabile del nostro territorio è da tempo saturo e che perciò non è più possibile consentire nuove costruzioni, lo sforzo politico dell’Amministrazione (al di là dei “limiti oggettivi”, costituiti dai vincoli posti da strumenti urbanistici regionali e da fonti normative regionali e nazionali) sia quello di riaprire ai privati la possibilità di cementificare “con moderazione”, aggirando con diversi espedienti quel veto al consumo di nuovo suolo, imposto oggi alla nostra cittadina dagli eccessi edificatori prodotti non solo dall'errata valutazione sulla crescita della popolazione, fatta dall'attuale Piano Regolatore, ma già prima dalle colate di cemento degli anni ’60 (poco prima dell’introduzione della cosiddetta “legge ponte”) e degli anni ’80 (con il boom di costruzioni del dopo-terremoto del ’78).
Si comprendono bene le ragioni non solo elettoralistiche ma anche economiche di questo tentativo, dato il peso rilevante, in tutto il Meridione, della rendita immobiliare e delle imprese edili (ed in questo senso non fa giustizia alla fantasia edificatoria dell’Amministrazione pattese il titolo del quotidiano locale, che affermava qualche giorno fa: “il futuro di Patti non è nel cemento”), ma non si può non segnalare come la sostanziale assenza, in queste Direttive, di univoche scelte strategiche di sviluppo potrebbe condannare il nostro territorio ad un vuoto proliferare di strutture “di servizio” di ogni tipo – turistiche, sportive, ricreative, di mobilità (finanziate da privati o in attesa di messianici finanziamenti pubblici esterni) - e di edifici “massimo a due piani”, su terreni fino ad oggi inedificabili, che potrebbe certo far aumentare sia il valore di alcuni terreni che gli introiti momentanei del settore delle costruzioni, ma senza nessuna prospettiva economica di lunga durata e portando anzi ad un ultimo, forse definitivo tracollo l’assetto urbanistico del nostro territorio.
La sensazione che viene insomma da questa scelta furbetta di cercare di accontentare tutti, è di una soffocante stagnazione della politica pattese, che continua ad alternare le proclamazioni di facciata sullo sviluppo con la logica ad personam di concessioni e deroghe (quell'immancabile: “occorre valutare caso per caso”), mentre la nostra cittadina prosegue il suo declino, i giovani se ne vanno e persino gli stranieri che lavorano nel commercio e nelle attività produttive scelgono altri territori.
Una spia di questa ampia disponibilità al “lasciar fare” disorganico nell'uso del cemento, del resto, è data dalla valutazione che la bozza fa degli 827 (!) abusi edilizi pattesi (concentrati soprattutto nell'area costiera), per i quali è già stata richiesta una sanatoria in base ai numerosi condoni varati tra il 1985 e il 2003, che non vengono ritenuti dall'amministrazione “fenomeni patologici di particolare complessità”, anche perché “ mitigati con interventi di infrastrutturazione e riqualificazione”, come se una discreta ricomposizione estetica del cadavere fosse un’attenuante per l’assassino.
Il punto più preoccupante del testo di Bozza, in questa direzione di “anarchia edificatoria”, però, è il breve riferimento alle Prescrizioni esecutive (PPEE), che dal 2003 sono diventate uno strumento parallelo e disgiunto del PRG (purché approvate entro 180 giorni dal suo varo), ma che saranno destinate (soprattutto se si andrà ad una cancellazione, che sembra probabile, dello stesso strumento del Piano Regolatore) a diventare fondamentali per gli assetti urbanistici dei territori. La Bozza afferma che, riguardo a quelle “allegate al PRG vigente, oggi non più efficaci, occorrerà valutare l'opportunità di riconfermarle nel nuovo piano, ovvero di disattenderle, tutte o in parte, demandando ai privati il compito di pianificare le aree già interessate dalle PPEE attraverso piani esecutivi di iniziativa privata. Quest'ultima soluzione appare in linea di massima preferibile, oltre che per evitare aggravi procedurali e di costo a carico del Comune, anche perché consente di adottare misure perequative, compensative e mitigative altrimenti non applicabili.” Ci chiediamo in che forme e con quali controlli “i privati” avranno la possibilità di pianificare la città, di autogestire la perequazione urbanistica dei diritti edificatori e di assegnarsi premialità volumetriche, compiti fino ad oggi esclusivamente e giustamente pubblici e politici, trasformando i propri interessi particolari in norme collettive di disegno urbanistico.
Per osservazioni più articolate, vi invitiamo a leggere nel testo allegato sotto le nostre osservazioni al documento programmatico sulla Variante.





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