25 Aprile 2024

Pronto soccorso veterinario...invisibile.

Quasi un anno fa su questo sito ci eravamo rallegrati per l’apertura a Patti di un Pronto Soccorso veterinario per cani e gatti randagi, finanziato dal Comune tramite la convenzione annuale con uno studio privato del paese.
La Convenzione, dopo un rapido esame di varie offerte giunte al Comune, era stata stipulata dall'Amministrazione, a fine febbraio scorso, con una veterinaria pattese per 9.500 euro, subito rinforzati, dopo appena 2 giorni, da altri 1.795 euro “extra-convenzione” (?), per un totale di 11.295 euro, con la “garanzia di copertura dei servizi ambulatoriali tutti i giorni della settimana compresi i festivi” ed un “servizio di assistenza veterinaria diretta su cani e gatti randagi feriti o malati, con eventuale degenza, ivi comprese sterilizzazioni e vaccinazioni” (a fondo pagina potete leggere direttamente le due delibere a cui ci riferiamo).
A poche settimane dalla scadenza annuale è lecito chiedersi come sia andato questo servizio sperimentale, destinato a migliorare la salute dei piccoli randagi invisibili, che cercano di sopravvivere nel sempre più rischioso ambiente urbano degli umani.
Partiamo dalla nostra esperienza: un sabato mattina di qualche giorno fa abbiamo recuperato un gattino randagio gravemente ammalato, che era rimasto isolato per alcuni giorni in un palazzo in ristrutturazione del Centro Storico. Lo abbiamo portato di corsa a Roccone, dove si trova lo studio veterinario convenzionato con il Comune, e, trovando chiuso l’ambulatorio, abbiamo telefonato al numero delle urgenze, spiegando che l’animale era molto grave. Risposta della veterinaria: “Non posso venire a visitarlo, perché rischio di perdere l’aereo, ed in ogni caso avreste dovuto telefonare prima ai Vigili Urbani”. Non comprendiamo a che serva la telefonata ai Vigili: per verificare la qualità di randagio? Per confermare se l’animale abbia effettivamente bisogno di cure? (due cose che i Vigili non hanno certo la possibilità di appurare), o per trasportarlo allo studio, dove l’abbiamo già portato noi e dove i Vigili non hanno né attrezzatura idonea né competenza specifica per trasportarlo? La candida risposta è che “altrimenti il Comune non riconosce la prestazione”. Insistiamo sul pericolo di vita dell’animale e ci offriamo di pagare noi l’intervento. La dottoressa ci risponde innervosita che comunque adesso non può perdere l’aereo e ci invita a rivolgerci al nostro veterinario abituale (ha compreso, dunque, che non siamo suoi clienti e ci chiediamo un po’ interdetti se questo avrebbe cambiato la sua risposta). Ma il nostro veterinario non ha l’obbligo di reperibilità “tutti i giorni della settimana compresi i festivi” e ci meravigliamo che la dottoressa non abbia un collega per sostituirla (nel caso di suo impedimento) nel coprire un servizio che lei stessa ha garantito al Comune in questa forma. Non c’è nulla da fare, però, né la veterinaria né alcun sostituto verranno allo studio a soccorrere il gattino. Allora imbocchiamo l’autostrada per raggiungere fuori Comune uno studio privato con soccorso “h.24”, naturalmente tutto a nostre spese e con un’inutile perdita di tempo per la salvezza dell’animale.

Altre persone ci hanno poi confermato che queste difficoltà sono abituali con il servizio pattese e che per chiamare ed aspettare i Vigili non di rado si è lasciato morire il cane o il gatto incidentati o avvelenati. E’ evidente, infatti, come l’urgenza mal si concili con questa procedura burocratica. Basterebbe un controllo successivo dei Vigili, per obbligare eventualmente il soccorritore bugiardo a pagare la prestazione, invece di lasciare agonizzare sulla strada l’animale, e ci chiediamo anche quanti proprietari rischierebbero la vita del proprio cane o gatto, per risparmiare i soldi del soccorso.
Un altro esempio di come abbia funzionato l’assistenza veterinaria è fornito da una richiesta di intervento reidratante urgente per un randagio avvelenato (già soccorso in prima istanza da altro veterinario), sempre di sabato mattina. In questo caso la dottoressa aveva risposto che bisognava ricontattare il collega o che, in ogni caso, chiunque può fare una flebo sottocute. Occorreva dunque attrezzarsi da sé. Dubitiamo che sia così facile eseguire da soli questa operazione sul proprio animale. Ma siamo più che certi che è molto difficile farlo con un randagio per strada.
Questa insomma è la disarmante situazione contro cui si è scontrato chi ha provato a soccorrere i randagi pattesi, rassegnandosi spesso, per non lasciare morire l’animale, a rivolgersi a proprie spese al proprio veterinario o a studi fuori zona che garantiscono veramente un intervento di soccorso h.24.
Ma veniamo all'altro punto della convenzione: le sterilizzazioni. Lo studio veterinario ci ha precisato che si eseguono solo quelle d’urgenza e che il carattere d’urgenza riguarda esclusivamente le cagne, non le gatte, perché l’urgenza va riferita non alla situazione dell’animale, ma all'allarme sociale che la sua fertilità solleva e, in questo senso, solo i cani rappresenterebbero un pericolo per l’incolumità pubblica! Il servizio serve dunque solo a tranquillizzare gli umani che hanno paura dei cani, non a ridurre le sofferenze dei tanti cuccioli che muoiono ogni anno per strada, né a salvaguardare la vita delle femmine, sottoposte ad un numero eccessivo di gravidanze. Non sappiamo, però, quante cagne siano state sterilizzate né a quale santo occorra votarsi per essere messi in elenco. Ci sorge il dubbio (comprensibile a questo punto) che comunque sia meglio essere già clienti dello studio convenzionato.
Non ci chiediamo neanche, infine, se siano state eseguite vaccinazioni di randagi e chi abbia accompagnato il cucciolo randagio a vaccinarsi, dato che gattari e canari non possono farlo di propria iniziativa e che a Patti non esistono associazioni animaliste iscritte all'albo regionale, ma solo qualche volontario che non può essere naturalmente sempre disponibile. Né pensiamo che i Vigili Urbani possano farsi carico di una simile incombenza.
In conclusione ci chiediamo insomma solo una cosa: se sia possibile, volendo ripetere la Convenzione anche per quest’anno, fissare norme e regole più trasparenti ed effettivamente utili, per un servizio pubblico aperto a tutti e rispettoso soprattutto della vita e del benessere degli animali.


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