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IL COMUNE INSABBIA L’OASI FELINA

17-01-2019 15:28 - News Generiche
Le 14 persone che avevano formato, nel maggio dell’anno scorso, un informale Comitato dei Garanti per l’Oasi Felina e i 200 cittadini pattesi, che avevano firmato allora un’Istanza formale, per chiedere al Comune l’uso dell’ex-area Forestale per collocarvela, aspettavano ormai con qualche perplessità, dopo mesi di rinvii, la risposta finale del Sindaco, che dopo aver negato la zona richiesta (già oggetto, a suo dire, di altri progetti, anche se non ancora ben definiti) ed aver proposto al Comitato dei gattari quella molto più piccola e poco felice dei giardinetti di via Trieste (accanto all’arena Adriana), doveva ancora far sapere se, in compenso, il Comune fosse disposto a rifornirla almeno di due fontanelle pubbliche e di un allaccio elettrico, per consentirne un uso decoroso.
Quando, all'inizio di quest’anno, hanno finalmente letto nella risposta comunale (che alleghiamo sotto in PDF) le condizioni poste dal Sindaco e dall'Ufficio Tecnico al loro Comitato di volontari (non “Associazione”, come erroneamente si scrive, né tanto meno “Fondazione”, come forse si è pensato), per ottenere ufficialmente la Convenzione per l’uso gratuito del terreno, hanno pensato che forse la risposta alle loro richieste fosse stata scritta da un altro Ente Comunale.
Ma era proprio il Sindaco di Patti, infatti, quello che richiedeva il progetto di un Architetto o di un Ingegnere, per sistemare uno spazio verde inedificabile, da attrezzare solo con qualche copertura precaria ed una recinzione di legno e rete metallica? Che chiedeva, per ospitare una quarantina di gatti, “la realizzazione (a spese dei volontari) degli impianti elettrico e idrico-sanitario con relativi schemi di allaccio alle pubbliche reti” e la garanzia degli “oneri a proprio carico delle utenze di luce, acqua, gas, etc.” (il telefono? Internet?), oltre a scarichi a norma e “la valutazione dell’impatto ambientale sotto il profilo igienico-sanitario”? Era quel Sindaco che è finito sotto processo perché qualche anno fa ha costruito in cemento alcuni box comunali per i cani randagi in una zona agricola inedificabile, lasciandoli per anni privi di fornitura d’acqua, di scarichi di qualsiasi tipo e di ombreggiatura? Quel Sindaco che ha appaltato il Parco Comunale in cui erano privi di allaccio i servizi sanitari, ma che generosamente fornisce gratis, nei giardini e in alcuni palazzi pubblici, l’allaccio elettrico a strutture gestite da associazioni, cooperative e privati per iniziative con scopo di lucro? Quello che ha regalato 12.000 euro ad uno studio veterinario pattese, ma che non garantisce né il censimento delle colonie feline né un effettivo pronto soccorso agli animali incidentati, né la sterilizzazione, né la copertura vaccinale dei suoi animali randagi?
Eh si! bisognava arrendersi all'evidenza: chi richiedeva a un piccolo Comitato di scopo persino “il rispetto degli obblighi in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro” per dei “gattari” volontari, era proprio lo stesso Ente che non ha coperto con assicurazione supplementare i suoi operai della squadra del verde, per poi poter assegnare i lavori di manutenzione a ditte private, di cui non sappiamo chi vada a controllare le condizioni di sicurezza sul lavoro, che a prima vista sembrano quantomeno approssimative.
Insomma, non restava che rallegrarsi per questo improvviso ravvedimento legalista del Comune e del suo capo (gravato per di più in questo periodo da accuse ben più gravi, relative al depuratore ed agli appalti dei servizi sociali, sulla cui reale consistenza solo la magistratura potrà pronunciarsi), ma dolersi profondamente del fatto che i costi imposti da norme in questo caso sproporzionate fossero naturalmente proibitivi per qualunque autotassazione o sottoscrizione di cittadini, per quanto grande sia il numero di amanti dei gatti in questo paese.
Sarebbe stato forse meglio (anche ai fini della sua immagine pubblica) dire subito che non intendeva concedere nulla, invece di far perdere tempo ai cittadini assicurando una “volontà politica” favorevole al progetto. I cittadini che gliel'avevano proposto ora sarebbero quantomeno certi che il loro Primo Cittadino, anche se non amante degli animali, è persona sincera e di parola. Cosa che purtroppo (a giudicare anche dai dibattiti sui social network) un buon numero di pattesi ha da tempo smesso di credere.
Da parte loro, i membri del Comitato e i sottoscrittori dell’Istanza torneranno da oggi a fare quello che da anni fanno in privato per il sostegno dei gatti randagi e spenderanno i propri soldi per sfamare, far sterilizzare e vaccinare gli animali, piuttosto che per predisporre costose strutture, che il Comune potrebbe in qualsiasi momento incamerare per propri scopi, prendendo a pretesto sopravvenute “emergenze sanitarie”. E lasceranno che siano il Sindaco ed il suo Assessore al verde ad assicurare gli abituali “livelli di pulizia, decoro, igiene e sicurezza”, che (come i cittadini sanno bene) caratterizzano di solito le aree verdi pattesi: abbattimento dei pericolosissimi alberi ad alto fusto, eliminazione drastica dell’erba e dei cespugli, desertificazione degli spazi.
Un deserto in cui un’Oasi non può certo trovare posto.

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