27 Aprile 2024
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I SOCIAL E LA VERITÀ DEGLI INVISIBILI

09-09-2023 09:49 - La foto della settimana
I social network sono spesso oggetto di feroci critiche, in quanto veicolo di cattiva informazione e di falsità. Ma poi arriva il video di Kevin Laganà e all'improvviso è chiaro quanto quella “rete sociale” possa essere anche strumento di un'informazione diversa, dal basso, dolorosamente vera ed indiscutibile: l'informazione degli Invisibili, che registrando le proprie condizioni di vita rivelano la realtà dello sfruttamento e dell'ingiustizia sociale, più chiaramente di qualsiasi analisi teorica.

Kevin è il giovane siciliano morto in Piemonte, travolto insieme ad altri 4 operai da un treno sui pochi metri di binari che avrebbe dovuto sostituire per conto della Si.Gi.Fer, una delle tante ditte di appalto utilizzate con profitto dalle grandi società pubbliche e private, in questo caso da RFI (Rete Ferroviaria Italiana), la società del Gruppo Ferrovie dello Stato che gestisce le infrastrutture.

Il metodo dell'appalto e del subappalto a società esterne consente ai grandi gruppi che operano nel settore pubblico di gestire lavori minori a costi ridotti e con maggiore velocità, aggirando norme e controlli “inutili”, che servono solo a tutelare i lavoratori. Fino a qualche mese fa il Codice degli Appalti consentiva l'affidamento diretto (cioè senza bando di gara) dei lavori pubblici solo per lavori dal costo inferiore ai 40.000 euro, ma da giugno il Ministro Salvini ha elevato quel limite a 150.000 euro, dando il segnale di un generale allentamento di fatto dei controlli sulle condizioni di lavoro.

Il video di Kevin, recuperato dai suoi profili social (e di cui diamo il link a fondo pagina), non era fatto per denunciare e contestare questa realtà, ma solo per vivere con meno ansia e condividere con gli amici, con la leggerezza dei 20 anni, quel rischio terribile, che quotidianamente grava in Italia su tanti operai nelle campagne, nei cantieri edili e nei lavori di manutenzione di fabbriche ed infrastrutture. Non a caso la Sigifer vietava ai suoi operai di utilizzare i social durante il lavoro: “per non distrarsi”, ha sostenuto, ma in realtà proprio per evitare prove imbarazzanti di metodi di lavoro a dir poco sprezzanti della vita umana.

E quei pochi minuti di video, in cui nonostante il sorriso sono palpabili nello sguardo ancora fanciullesco di Kevin la consapevolezza e l'inquietudine del rischio a cui veniva esposto, mostrano con semplicità la ferocia di un sistema economico in cui la vita umana dei più indifesi vale meno del taglio dei tempi di lavoro e dei profitti che ne derivano.
“Kevin si è fatto giustizia da solo”, ha dichiarato suo fratello, confermando ai giudici la tragica “normalità” di quella moltiplicazione del rischio per gli operai.

Noi ci auguriamo che quel video si moltiplichi in tanti altri frammenti di verità invisibile e ci sentiamo spronati a riprendere il nostro lavoro di inchiesta sulle condizioni di vita e di lavoro degli Invisibili anche a Patti, dove non pochi incidenti sul lavoro hanno stravolto anche di recente la vita degli operai e delle loro famiglie e dove in tanti hanno lavorato o lavorano nelle ditte di subappalto dei grandi lavori in tutta Italia.

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