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CENTRO STORICO: L’IMPORTANZA DEGLI ABITANTI

04-05-2021 16:42 - News Generiche
Se pure con alcuni mesi di ritardo, si avvicinano le elezioni amministrative pattesi e torna alla ribalta anche il problema (a cui di solito si sembra rassegnati) di come frenare il declino del Centro Storico, un declino iniziato già nel secondo dopoguerra, con le devastazioni dei bombardamenti anglo-americani e con radicali scelte economiche (che anche a Patti, come in tutta la Sicilia, hanno tolto centralità ad un secolare mondo agricolo, sostituendolo con il boom dell'edilizia e con l'emigrazione verso il Nord) e poi moltiplicato ed accelerato dalle distruzioni e dalla svolta urbanistica seguite al grave terremoto del 1978, che ha determinato l'esodo degli abitanti (in particolare delle famiglie più giovani) dagli antichi rioni verso nuove contrade, fatte solo di palazzine dormitorio e di qualche supermercato (come San Giovanni, Rasola Firriato, Roccone, Catapanello).
Al Centro Storico sono rimasti a vivere, da allora, solo i più anziani, in vecchie case risparmiate dal terremoto, affiancati da alcuni (pochi) pattesi, che per scelta o per tradizione familiare hanno deciso di restare o di tornare a viverci e a lavorare e, man a mano negli ultimi 20 anni, dagli immigrati indiani, albanesi e rumeni, che vi sono approdati solo perché le case fatiscenti ed abbandonate del vecchio centro hanno prezzi più bassi di affitto e di vendita (ed a ristrutturarle rumeni ed albanesi ci pensano da soli, dato che lavorano per buona parte nell'edilizia).
Questa vasta area urbana, però (e stiamo parlando di uno dei più estesi e stratificati Centri Storici fra i paesi siciliani), resta a tutt'oggi quasi priva di esercizi commerciali – rappresentati solo da due piccoli minimarket alimentari, due bar, alcune storiche botteghe di tessuti nel rione San Nicola e due negozi per animali - e di uffici, con l'unica eccezione della sede centrale del Municipio. Disseminati qua e là palazzi storici abbandonati o più o meno ristrutturati dopo il terremoto e palazzi pubblici tenuti ostinatamente chiusi, nonostante i restauri pagati o programmati dalla Regione e dalla Soprintendenza.
Ad animare gli antichi rioni, una o due volte l'anno, alcuni eventi, dedicati soprattutto ai migranti pattesi di ritorno, e qualche iniziativa delle Associazioni culturali, che hanno scelto di porvi la propria sede (come il nostro “Paese Invisibile”).
Quanto alle recenti proposte di intervento, al momento registriamo sul tema le scelte fatte o avviate negli ultimi mesi dall'Amministrazione in carica ed i programmi elettorali dei gruppi “Patti e Diritti” e “Adesso Patti”.

a)Sulle scelte degli attuali amministratori abbiamo già detto altre volte: troppi progetti naufragati perché snaturati, rielaborati e privi di adeguati supporti tecnici, (come quello per Via Porta Nuova), poche ristrutturazioni (come quella contestatissima del rione San Nicola-Bucciria e quella infelice della stravolta Porta San Michele) e qualche intervento minore di cementificazione (come il bruttissimo parcheggio nella parte alta di Via XX Settembre, che ha squarciato una delicata zona di rovine da contestualizzare e valorizzare, accanto all'antico Peculio Frumentario), a cui va aggiunta un'opera di parziale progettazione comunale (lo Studio Particolareggiato), che ha mappato la situazione dell'area casa per casa, consentendo ora ai privati (da anni per lo più assenteisti) ristrutturazioni più libere, ma purtroppo anche l'abbattimento di interi palazzi, finora protetti dalla Soprintendenza, ed infine una scelta di social housing, che si dovrebbe tradurre (forse) in 26 appartamenti di edilizia popolare e (di certo) in un affare per alcuni grandi proprietari, che dopo anni di abbandono o di affitti in condizioni vergognose incasseranno i primi (e forse unici) fondi del progetto. Ricordiamo inoltre che dal Centro Storico, proprio grazie al Piano Particolareggiato, dovrebbe partire l'applicazione del Piano Urbanistico Generale (il PUG, che si sostituirà al vecchio Piano Regolatore ad alle sue Varianti), avviato in gran fretta nelle ultime settimane.

b)Le proposte avanzate da “Patti e Diritti” (nella forma per ora di suggerimenti per il PUG, pubblicizzati sul loro periodico "Vento a...") ci piacciono per molti aspetti (ad esempio i Piani di recupero “di comparto” per gli antichi quartieri medievali, di cui andrebbero valorizzati i toponimi originari - come da anni mette in pratica la nostra associazione - i confini e le antiche funzioni, e la promozione di attività artigianali e di un “centro commerciale diffuso”), ma ci lasciano perplessi alcuni accenni, come quello alla “mobilità verticale” – scale mobili? ascensori? - per accedere all'area storica dal torrente Provvidenza (una zona di grande fragilità geologica, per la precaria stabilità della ripa fluviale, e di vitale importanza archeologica, per la presenza delle antiche mura di cinta), o la generica indicazione di “parcheggi”, a cui preferiremmo l'organizzazione di una navetta elettrica di trasporto, con 3-4 giri al giorno.

c)Quanto ad “Adesso Patti”, pur tenendo conto che è ancora aperto il suo “Programma in cantiere”, ricaviamo da quello finora formulato alcune indicazioni di massima per il Centro Storico, che questo gruppo ci sembra vedere al momento un po'come uno spazio vuoto, da riempire dall'esterno, “un elemento isolato o una riserva decadente del passato”, da trasformare in “un connettore tra la costa e la collina, tra la Villa Romana, l'antica Tyndaris e Sorrentini”, attraverso “misure volte al recupero abitativo con incentivazioni come i bonus volumetrici e la riqualificazione dei vuoti come giardini”, per creare “assieme alla pavimentazione e all'arredo urbano”, “uno spazio urbano attrattivo di elevata qualità”, da mettere poi a disposizione dei giovani (con la creazione anche nel Centro Storico di “spazi attrezzati e dedicati, in cui mettere in atto le loro passioni, confrontarsi e collaborare in modo produttivo, convertendo le aree dismesse esistenti in centri polifunzionali e (…) in laboratori e spazi di coworking dedicati alle arti, ai mestieri artigiani e agli hobbisti”), di Piccole e Medie Imprese innovative (attraverso apposite politiche di incentivazione da parte del Comune, volte ad una concreta semplificazione amministrativa ed al potenziamento delle infrastrutture digitali: banda ultralarga, archiviazione digitale, servizi digitali più facili e semplici per gli utenti); e delle piccole imprese commerciali (riprendendo la vecchia idea regionale dei “Centri Commerciali Naturali”, anche al fine di “promuovere iniziative di commercio elettronico interno ed estero dei prodotti tipici locali”) e naturalmente dei turisti (“incentivando iniziative di privati che vogliano investire in questo settore, utilizzando fabbricati disabitati situati nel centro storico”). Le proposte, anche se non nuove, sono senza dubbio interessanti, ma ci sembra non tengano conto dell'annosa resistenza dei privati a ristrutturare o cedere le proprie case, della presenza già notevole di "Bed&Breakfest" e del costo di un intervento pubblico (per “pavimentazione, arredo urbano, conversione delle aree dismesse” e – aggiungiamo noi – riqualificazione di rete idrica e fognaria), finora posposto ad altri interessi ed in futuro sicuramente più difficile da realizzare, dopo l'incombente dissesto finanziario del Comune, e del fatto che il commercio elettronico dei prodotti locali non è tanto un problema di vetrina elettronica, quanto di invio materiale delle merci (un elemento cruciale che, ad esempio, ha determinato il grande successo di Amazon nel commercio elettronico). Ribadiamo infine il fatto che questo gruppo punta genericamente sulle categorie sociali dei giovani e degli investitori privati e sembra ignorare completamente il ruolo che gli attuali abitanti del Centro Storico (ed in particolare i suoi “Invisibili”) possono avere nel suo sviluppo, un ruolo che, al contrario, noi riteniamo essenziale.

d) Le nostre proposte, infatti, che sono realisticamente a costo zero, e che mettiamo a disposizione di tutti i futuri amministratori, dato che non siamo interessati direttamente alla competizione elettorale, si basano sul protagonismo degli abitanti:
1.Lo svolgimento di eventi continui, legati alla piccola attività agricola locale (com'era il nostro “Mercato delle Erbe”) o a mercatini dell'usato e del Fai da te (e ribadiamo che servono a poco eventi o improbabili Fiere a cadenza annuale).
2.L'utilizzo degli abitanti storici di questi rioni (tenendo anche conto di quanti vi percepiscono il reddito di cittadinanza e dei molti pensionati, preziosi per la memoria storica dei luoghi) come custodi e “ciceroni” dei monumenti artistici, come guide per quotidiani itinerari di visita e come curatori della manutenzione dell'area (pulitura periodica delle erbe infestanti, creazione di giardini naturalistici, ecc.)
3.La predisposizione di una cartellonistica illustrativa di luoghi, eventi e personaggi vissuti negli antichi rioni, di carattere “artigianale” (lasciamo ad altri i numerosi progetti informatici a fini turistici, che da anni si autopropongono con poco successo), usufruendo dell'opera di chi conosce direttamente sul campo la storia antica della città e dei non pochi artisti popolari, che abitano gli antichi rioni, come ad esempio i pittori Gaglio e Namio);
4.L'apertura di trattorie tipiche, basate su una ricerca “dal basso” delle ricette pattesi e sulla competenza delle donne più anziane;
5. La creazione di "orti urbani" condivisi, nelle aree abbandonate o di proprietà comunale
6. L'apertura di centri musicali, teatrali e pittorici, curati dai molti artisti che già abitano negli antichi rioni, usufruendo per gli spazi di esercitazione, di esibizione e di esposizione anche della collaborazione delle tante antiche chiese di quest'area, o di una parte del sequestrato Palazzo Galvagno, ma utilizzando soprattutto, per buona parte dell'anno, i suoi suggestivi spazi aperti, che ben si prestano a mostre, concerti e performance, anche in armonia con l'emergenza pandemica in corso;
7.La mappatura, a tutt'oggi inesistente, delle fonti naturali, dei tanti pozzi sotto le case e delle fontanelle pubbliche di questa zona, essenziali come alternativa all'altalenante fornitura idrica dell'acquedotto comunale.
8.Il coinvolgimento delle comunità etniche già insediate, per aprire un interessante confronto di culture e stili di vita.

Sarebbe facile allungare l'elenco e siamo sicuri che gli abitanti innamorati del loro Centro Storico non avrebbero difficoltà a proporre idee e pratiche immediate. Sta a chi vuole proporsi come amministratore attento alle esigenze di tutti riuscire ad ascoltarli e a dare loro più spazio nei propri programmi, che rischiano talora di essere più che altro autorefenziali, attenti cioè essenzialmente ai desideri, alla posizione sociale ed all'ottica professionale dei propri membri.





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