I CANI INVISIBILI

29-06-2013 11:16 -

Il cane è un animale sociale: vive in piccoli branchi con i propri simili ed in secoli remoti è stato il primo animale ad avvicinarsi all´uomo ed a collaborare con lui nel suo lavoro. Per questo, anche quando è randagio, resta sempre vicino ai centri abitati e prova a chiedere agli uomini, in cambio di quell´antichissimo patto di amicizia, iscritto ormai nel suo istinto, cibo, riparo ed una qualche forma di relazione sociale.
Ma in una società dominata dalla proprietà privata ciò che non appartiene a nessuno perde valore e gli unici patti che si ricordano sono quelli siglati davanti a un notaio. Curiamo con impegno la nostra casa, il nostro giardino, il nostro animale domestico, ma proviamo indifferenza, paura o fastidio verso gli animali randagi e, per estensione, proviamo sospetto verso chi se ne prende cura.
Come le persone arricchite da poco hanno particolare disprezzo per tutto ciò che ricorda il loro passato di povertà, noi, divenuti cittadini da poco, rinchiusi nella nostre case condizionate dalla pubblicità industriale, respingiamo con orrore tutto ciò che non è pulito, profumato, asettico, controllabile: condizioniamo anche l´aria, alla ricerca della temperatura ideale, e inorridiamo di più davanti alle tracce organiche che davanti ai veleni industriali.
Qualcuno pensa addirittura che una buona soluzione sarebbe quella di sopprimere cani e gatti senza padrone, come facciamo con gli scarafaggi e le formiche. Ma la legge, condizionata più dei singoli dalla memoria degli usi antichi, tutela il cane con particolare favore. Come risolvere questa contraddizione? Occorre prendere atto della presenza ineliminabile dei randagi e dividerne tra di noi la cura: occorre fissare una nuova alleanza con il mondo animale.
Perché non proviamo a discuterne insieme, dimostrando maggiore rispetto e tolleranza reciproca sia tra esseri umani che tra esseri viventi?