GLI INVISIBILI, IL LAVORO E LA DEMOCRAZIA DIRETTA DEL REFERENDUM

03-06-2025 11:27 -

Il Jobs Act è una serie di norme sul lavoro introdotta nel 2015 dal Governo Renzi. Scopo della riforma era quello di avere una manodopera più flessibile, controllabile e sottopagata, in modo da rendere più competitive le imprese italiane nelle esportazioni all'estero. Importanti effetti di questa riforma sono stati l’aumento della precarizzazione dei contratti di lavoro, la cancellazione di molte tutele conquistate dalle lotte operaie degli anni ’60 e la compressione della capacità di acquisto del mercato interno (che si riteneva in quel momento secondario rispetto alle esportazioni, ma che oggi garantirebbe indipendenza dalle fluttuazioni del mercato internazionale), mentre la possibilità di licenziare senza giusta causa e senza dover riassumere il licenziato in caso di ricorso, i contratti a termine rinnovabili più volte senza motivazione specifica e la moltiplicazione dei subappalti (con la possibilità per la ditta più importante di sottrarsi alla responsabilità in caso di incidenti sul lavoro) avrebbero reso più rapidi e convenienti gli investimenti edili ed industriali. Nella foto ricordiamo, come simbolo dei tanti morti sul lavoro subappaltato, Kevin Laganà, il giovane siciliano morto in Piemonte, travolto insieme ad altri 4 operai da un treno sui pochi metri di binari che avrebbe dovuto sostituire per conto della Si.Gi.Fer, una delle tante ditte di appalto utilizzate con profitto dalle grandi società pubbliche e private, in questo caso da RFI (Rete Ferroviaria Italiana), la società del Gruppo Ferrovie dello Stato che gestisce le infrastrutture.

Anche a Patti il jobs act ha fatto sentire quasi subito i suoi effetti: ricordiamo due episodi: nel 2015 il fallimento della fabbrica CALECA, storica ditta pattese di ceramiche, strenuamente voluto dal suo principale creditore (Salvatore Ruggeri) e l´apertura di un nuovo stabilimento nello stesso settore da parte dello stesso creditore, grande sostenitore della globalizzazione, che ha prodotto, in termini occupazionali, una scomparsa di posti stabili (una trentina al momento della chiusura) e la precarizzazione di quella decina di operai riassunti, esposti sempre ad un facile licenziamento, nel momento in cui la fine delle sovvenzioni statali avrebbe azzerato il vantaggio delle nuove assunzioni; nel 2016 un altro gravissimo licenziamento di massa, quello dei dipendenti del supermercato DESPAR, il cui imprenditore, poco dopo, ha riaperto lo stesso punto vendita assumendo giovani operai con il nuovo contratto "flessibile", a poche centinaia di metri da quello appena chiuso, occupando per di più il pianoterra di un edificio destinato ad ospitare solo il liceo scientifico e godendo di vari appalti di forniture comunali.

Anche gli Invisibili pattesi hanno sperimentato poi in questi anni sulla propria pelle la molteplice e fantasiosa serie di contratti di lavoro dipendente e le ipocrite forme di lavoro formalmente indipendente, che hanno polverizzato la soglia prevista dall'articolo 36 della Costituzione italiana, che garantisce ai lavoratori "il diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto, ed in ogni caso sufficiente ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa a sé e alla propria famiglia", creando il cosiddetto “lavoro povero”.

Con questa riforma la socialdemocrazia italiana mirava ad assumere, nel panorama politico, un ruolo “centrista”, ma rinunciava di fatto alla rappresentanza dei lavoratori, perdendo per sempre una quota di elettorato, che a tutt'oggi non ha ancora trovato (nonostante vari e disparati esperimenti) una possibilità valida di rappresentanza parlamentare, aumentando di molto la percentuale dei non-votanti.

Oggi i referendum dell’8 e 9 giugno riaprono però ai lavoratori invisibili la possibilità di contare e contarsi anche a livello elettorale, grazie a questo istituto di democrazia diretta, che diversamente da altre forme, per lo più simboliche, di partecipazione (come la proposta di legge popolare o la petizione) ed indipendentemente dagli schieramenti partitici destra-sinistra, consente di cambiare subito e nettamente dieci anni di legislazione sul lavoro a vocazione padronale.

La destra, il centro e parte della sinistra andranno al mare: non perdiamo l’occasione di mandarceli per tutto l’anno.