STORIA E SCIENZA UNITE CONTRO I TERREMOTI PATTESI

08-04-2023 09:42 -

La storia, disciplina umanistica e sociale, può essere d'aiuto anche alle scienze esatte ed a quelle naturali? Si, se è ricostruzione obiettiva di avvenimenti realmente accaduti, utile ad apportare alle scienze una più esatta ricostruzione di fenomeni fisici passati.
Un esempio felice di questo rapporto è il resoconto degli effetti prodotti da terremoti del passato in termini di perdita di vite umane e di danni alle costruzioni, in particolare a quelle del patrimonio culturale, che consente la creazione di serie sismiche storiche, fondamentali per una corretta valutazione della pericolosità tellurica di un determinato territorio: un resoconto che è facile reperire nel caso di eventi clamorosi, che hanno interessato grandi centri abitati, ma che è più difficile da trovare in relazione a piccoli centri o ad eventi meno gravi, anche perché in questo caso le fonti sono spesso postume e lontane dal territorio interessato. Solo la paziente ricerca negli Archivi Storici locali può colmare questa lacuna, utilizzando documenti coevi ed osservazioni dirette, anche se non sempre di facile consultazione e lettura.

È proprio questo quello che hanno fatto 3 studiose italiane, esperte di geofisica e vulcanologia (la pattese Maria Clara D'Amico, con le colleghe Viviana Castelli e Monica Maugeri), che nell'articolo “Rethinking the Seismic History of the Gulf of Patti (Northeast Sicily, Italy): New Insights from the Local Historical Archives” (tradotto ora in italiano col titolo “Il contributo degli archivi storici locali alla storia sismica del Golfo di Patti”), pubblicato nel 2021 sulla rivista internazionale www.srl-online, Volume XX, N. XX Seismol. Res. Lett. XX, 1–15, doi: 10.1785/0220210247. Supplemental Material, (una cui copia è stata inviata all'Archivio Storico Diocesano di Patti e vi è conservata oggi nel fondo Miscellanei/Stampe, 2021), si sono proposte di utilizzare “fonti ufficiali coeve, come quelle scritte da istituzioni religiose o amministrative locali”, per ricostruire gli effetti dei terremoti registrati nel Golfo di Patti nel Seicento e nel Settecento, traendole da due Archivi Storici locali della Sicilia Nordorientale (quello Diocesano di Patti, dove si sono avvalse dell'insostituibile collaborazione del suo curatore ed esperto, Riccardo Magistri, e quello del Comune di Patti) e da alcune lapidi tuttora presenti nelle più antiche Chiese Pattesi, recanti dati sui lavori di riedificazione post-terremoto.

Le ricercatrici sono partite dal dato scientifico che “il Golfo di Patti ha un alto tasso di sismicità, generata in prevalenza dal sistema di faglie denominato Eolie-Tindari-Letojanni”, responsabile, fin dal I secolo d.C., di grandi terremoti, come quelli del 1783 e del 1978. Il primo di questi sismi, descritto da molti scrittori e naturalisti, aveva attirato anche l'attenzione di Wolfgang Goethe, che visitò poco dopo la Sicilia. Ma la fama di questo evento ha forse oscurato, secondo le autrici del saggio, terremoti minori, non meno importanti però ai fini della ricostruzione di sequenze sismiche. Dai due Archivi pattesi hanno tratto così notizie essenziali anche per i terremoti del 1613, 1693, 1780 e 1786, avvalendosi in particolare della corrispondenza dei Vescovi, dei registri delle Visite Pastorali e dei “Registri dei Giurati”, nei quali si possono trovare i verbali delle adunanze del consiglio comunale, segnalazioni, perizie sui danni, petizioni e bandi inviati dall'amministrazione vicereale di Palermo e dai ministri del Re a Napoli). “Particolarmente interessanti – dicono le studiose - sono le lettere scambiate tra autorità locali ed estere perché ognuna di esse riporta un riassunto di tutte le lettere precedenti sullo stesso argomento”, consentendo di colmare eventuali lacune nella raccolta dei documenti.

Le più importanti integrazioni di informazione, che sono state trovate grazie ai documenti degli Archivi locali, riguardano: il succedersi di numerose forti scosse dopo l'evento principale, che consente di ipotizzare una magnitudo ben più alta di quella stimata finora, o la descrizione dei danni prodotti sugli edifici, che amplifica gli effetti registrati inizialmente, o ancora il fatto che le tecniche utilizzate per la ricostruzione abbiano influenzato i danni di scosse successive (ad esempio la vulnerabilità della Cattedrale è stata aumentata dall'utilizzo di detriti dei precedenti crolli, mentre la Chiesa di San Nicola, grazie ad efficaci interventi di restauro e manutenzione, non ha più subito danni gravi dopo il grande terremoto del 1786).
L'articolo, redatto rigorosamente con criteri scientifici, riporta tutti gli studi passati sull'argomento ed è corredato di una corposa bibliografia e di numerose tabelle, stampe, foto e grafici.
In conclusione, legando le ricerche sul passato all'utilità contemporanea, le studiose affermano che “approfondire la conoscenza della storia sismica del Golfo di Patti, area densamente popolata che ospita numerose infrastrutture critiche (ad esempio il polo petrolchimico e il porto di Milazzo), potrebbe avere importanti ricadute nell'ambito delle stime di pericolosità sismica e più in generale sulla valutazione del rischio sismico nella Sicilia nord-orientale”.
Per noi un'ulteriore conferma di come la memoria del passato sia essenziale per la costruzione di una migliore società futura.