LE URGENZE DEL TERRITORIO: L’ACQUA

09-09-2022 17:03 -

L’estate che sta per concludersi vede al centro del dibattito politico nazionale l’aumento esponenziale del costo del gas, ma mentre questo è in effetti reversibile e controllabile, dato che dipende da cause del tutto umane (come i nuovi schieramenti internazionali e le logiche speculative del mercato), una questione molto più grave, su cui si tace purtroppo anche a livello politico regionale, è quella della scarsità (alternata ad un’improvvisa e violenta sovrabbondanza) dell’acqua, che non dipende più solo dalle scelte umane, ma da quella risposta che la natura ha da tempo innescato all'inquinamento industriale, attraverso i mutamenti climatici.
È questa la crisi più urgente e non rimandabile e la prendiamo in considerazione oggi nel nostro sito anche perché, al contrario del problema energetico, si può fronteggiare, nelle sue conseguenze, anche a livello locale ed in ambito di territori comunali ed intercomunali.

1. La crescente violenza dei temporali, infatti, causata dalla tropicalizzazione del clima, colpisce più o meno un piccolo territorio in base alle protezioni che si sono sapute costruire agli smottamenti delle zone collinari, allo straripamento dei torrenti ed agli allagamenti urbani, tramite il rimboschimento, il controllo degli sbancamenti prodotti dalla cementificazione selvaggia nelle zone urbane ed extraurbane, la bonifica delle zone di frana attiva, segnalate dalla carta geologica regionale, e la manutenzione del sistema di deflusso delle acque, tramite i tombini e gli scarichi marini delle acque piovane.
Cosa si sta facendo per questo a Patti? Ricordiamo un vecchio dossier delle Consulte dei cittadini sul torrente Provvidenza, tuttora attuale, e le raccomandazioni per la tutela degli argini fluviali, fatte poco dopo dal Genio Civile, rimaste a tutt'oggi lettera morta. Sui rimboschimenti, la pulizia dei tombini, l’insabbiamento degli scarichi marini sulle nostre spiagge, la lotta all'abusivismo edilizio, ogni cittadino può rispondere da sé. Quanto alla bonifica delle zone franose o sottoposte a bradisismo, da tempo si provvede a livello comunale solo quando il blocco delle costruzioni costringe ad ottemperare alle prescrizioni regionali, mentre nulla si fa per quelle aree (San Giovanni, Fontanelle, ecc.) a forte rischio, dove si è già costruito, per di più con pochissimi controlli sulle misure preventive. Ricordiamo infine che manca ancora un piano comunale di rimboschimento e che la giunta Aquino aveva addirittura aggravato la situazione, con la sua scellerata politica dei tagli di alberi d’alto fusto, perseguita con tenacia dall'assessore al verde Bonanno.

2. La siccità e la conseguente desertificazione di questa estate, legata ai mutamenti climatici, ha invece riportato alla ribalta anche da noi due problemi annosi in tutta Italia: le perdite della rete idrica e lo spreco dell’acqua, che riguardano la gestione di sorgenti, pozzi e fontanelle e l’uso dell’acqua a livello agricolo e urbano.
Rispetto alle FONTI, Patti dispone, vicino al territorio urbano, di una serie di sorgenti, ampiamente usate in passato per alimentare le fontane pubbliche, come la Drizza (che deve il nome alla contrada di provenienza e che alimentava la seicentesca fontana Napoli), l’Erbicelli (che deve il nome al palazzo privato nel cui cortile sgorga e che alimentava fino a qualche anno fa la fontana del Calice, a San Nicola) e quella di contrada Parraboj, che trovava sbocco nella Fontana del Segreto, ormai asciutta. Tutte sorgenti oggi inutilizzate, che in zona urbana si infiltrano per questo dannosamente nel sottosuolo di strade e costruzioni, straripando in superficie con i temporali, e che non svolgono più la funzione di supplenza alle temporanee mancanze dell’acquedotto, tramite le molte fontanelle storiche, oggi rese mute o collegate all'acquedotto con rubinetti. Ancora utilizzate, invece, sono alcune sorgenti extraurbane, come la Sorrentini e la Ferrara, che proviene da Montagnareale. Qualche anno fa si era anche commissionato (e pagato) uno studio tecnico, che avrebbe dovuto mappare tutte le sorgenti naturali del territorio. Se questo progetto di ricognizione sia stato portato a termine e (in questo caso) in quale cassetto del Comune giaccia inutilizzato, non lo sappiamo.
Esistono inoltre ancora un buon numero di pozzi urbani nel Centro Storico, utilizzati un tempo dai privati che li scavavano all'interno delle proprie case (uno si trova ad esempio al piano terra dell’edificio che, nei piani alti, ospita oggi la nostra Associazione) ed oggi in disuso, mentre alcuni pozzi extraurbani (Pizzo dell’Ovo, Iuculano, Lunardo, Musodomo e i 2 Maddalena) alimentano l’acquedotto o lo sostituiscono là dove ancora non arriva (come nelle frazioni ad est del Timeto).
E non dimentichiamo la sostanziale scomparsa dell’acqua superficiale dei nostri due fiumi urbani (il Provvidenza e il Timeto), un tempo regolata da un sistema di chiuse e “catusere”, che oggi invece scompare del tutto in estate, quando viene intercettata dai privati per diversi usi, e poi si ingrossa senza controllo durante le piogge invernali.

Riguardo all’acquedotto, ricordiamo innanzitutto che esso (definito da un assessore della passata amministrazione come “un colabrodo, in uno stato di grande trascuratezza e di quasi abbandono”), è alimentato soprattutto dagli 8 pozzi che si trovano nell'alveo del torrente Timeto (i 7 pozzi Sipio ed il Ronzino), a cui si attinge tramite una centrale elettrica di sollevamento, che ha comportato continui problemi di manutenzione, controllo ed inquinamento industriale (dato che il pozzo Ronzino si trova proprio di fronte alla ex-fabbrica Caleca ed alla piattaforma ecologica PI.ECO) ed oggi aggraverà di molto la bolletta elettrica del Comune ed il relativo costo dell’acqua potabile. Altre fonti di alimentazione sono i pozzi (Pizzo dell’Ovo, Iuculano, Lunardo, Musodomo e i 2 Maddalena) e le sorgenti (Sorrentini e Ferrara) di cui abbiamo già detto prima. L’acqua di tutte queste fonti va ai 6 serbatoi di distribuzione (il “Segreto”, che rifornisce il Centro Storico, il “San Giovanni”, che rifornisce la parte più recente del paese e le frazioni di Marina, Case Nuove Russo e Mongiove, il “Sorrentini”, il “santo Pietro”, che rifornisce le frazioni di Gallo, Camera, S. Paolo e Carasi, il “Monte Giove” e il “Pizzo dell’Uovo”, che rifornisce la frazione di Scala).
Ribadiamo, come abbiamo già fatto in passato, la superficialità dei controlli eseguiti sull’acquedotto, dato che, dal 2016 le analisi, eseguite per il Comune, dalla società TetraLab di Giammoro, a cui si è rivolta di recente anche la nuova amministrazione, sono finalizzate a ricercare solo la presenza di colibatteri e non di altri elementi (come i metalli), che potrebbero influire sulla potabilità e che inoltre questa società non esegue direttamente i prelievi (eseguiti non si sa da chi all'ingresso e all'uscita di alcuni serbatoi generali e da fontanelle pubbliche del Centro Storico e delle frazioni) e dichiara perciò espressamente di non rispondere della loro essenziale correttezza.
È scarsa, inoltre, la conoscenza dei percorsi incrociati di acque potabili e fognatura, delle loro altezze reciproche (dato che alcuni guasti hanno rivelato che in alcuni punti quella potabile si trova pericolosamente al disotto degli scarichi fognari). Aggiungiamo infine come sia scandaloso che quasi tutta l’area ad est del Timeto sia a tutt’oggi priva di acqua diretta.

Il nostro è un dossier molto sintetico e può senza dubbio contenere alcune inesattezze, ma presenta un quadro che rende indifferibile l’intervento dell’amministrazione comunale sul controllo delle nostre acque e che avrebbe dovuto pesare anche nella scelta dei progetti da finanziare con il PNRR.

Aggiungiamo per concludere alcune proposte che la nostra Associazione ha già da tempo avanzato:
•in caso di razionamento o di momentanea scarsità, definire in assemblee pubbliche le priorità di utilizzo; ad esempio: acqua potabile, irrigazione e solo poi usi ricreativi;
•creare una mappa delle fonti secondarie e dei vecchi pozzi e puntare alla loro riutilizzazione almeno nelle fontanelle pubbliche (molte delle quali sono state oggi escluse dalla distribuzione idrica, con una scelta errata sia perché potevano supplire alle carenze dell’acquedotto, sia perché servono a monitorare la qualità dell’acqua);
•applicare forme di risparmio dell'acqua in agricoltura, incentivando l'introduzione di irrigazione a goccia, strumenti elettronici di regolazione delle innaffiature, ecc.,
•provvedere al rimboschimento dei terreni collinari (in particolare di quelli bruciati nell'incendio del 30 giugno 2017, ancora oggi brulli), per favorire il lento assorbimento delle acque piovane nel terreno e ridurre il rischio di frane,
•agevolare accordi tra i privati, per l'uso di fonti e pozzi interpoderali.