SPOSTAMENTI DELLA POPOLAZIONE PATTESE

01-03-2022 11:08 -

Nove anni fa “Il Paese Invisibile” ha svolto un'inchiesta sugli spostamenti interni della popolazione pattese (vedi sotto, allegato in Pdf, il documento “Spostamenti della popolazione pattese tra rioni, contrade e frazioni”). Ciò che volevamo verificare allora era l'ipotesi, in quel momento molto diffusa, che questi trasferimenti fossero dovuti ad una maggiore attrattività economica delle zone costiere: più integrate nel sistema dei trasporti, più facili da industrializzare, più aperte al turismo ed al commercio. Questa ipotesi ci sembrava però tutta da verificare, considerata la contemporanea carenza dei trasporti e il declino dell´industria. Ed arrivammo in effetti alla conclusione che, per gli ultimi 50 anni, i dati rivelavano movimenti diversi, indicando aumenti di densità abitativa solo nelle zone periferiche di mezza collina, come quelle di Rasola-Case Nuove-San Giovanni e di Roccone-Ferriato. Una spiegazione possibile era che ci si trovasse di fronte ad un´espansione edilizia (e non urbanistica), che, soprattutto dopo il terremoto del 1978, era andata ad occupare semplicemente ogni area edificabile, dovunque si trovasse, a vantaggio esclusivo della speculazione privata e della grande distribuzione commerciale. Da parte loro, gli invisibili delle anonime periferie, relegati in aree dotate solo di medio-grandi supermercati, ma prive di servizi e di spazi di socializzazione, e da cui ci si poteva allontanare solo con mezzi privati, avevano reagito a questa diaspora non gravitando più sul centro di Patti (mai restaurato ed ormai svuotato di ogni valore di appartenenza), ma spostandosi ovunque, anche in altri paesi, per inseguire le migliori offerte commerciali. Si era creata così una rovinosa spirale di disgregazione sociale.

Torniamo oggi ad analizzare l'evoluzione di quei dati (naturalmente con lo stesso metodo e con le stesse fonti, ringraziando per la sua gentile collaborazione l'Ufficio Elettorale del Comune di Patti), per cercare di comprendere quanto abbiano inciso sugli spostamenti interni della popolazione alcune scelte di politica urbanistica messe in atto negli ultimi 10 anni (come la riqualificazione, nel Centro Storico, del rione San Nicola-Buccirìa e di Porta San Michele, le notevoli agevolazioni alla proliferazione di Bed&Breakfast, Agriturimo e locali di ristorazione, o ancora il privilegiamento della Marina come centro turistico e di socializzazione, con una serie di investimenti pubblici di peso, con grandi agevolazioni concesse ai locali privati e con la creazione di una vasta isola pedonale sul lungomare). Riteniamo infatti che la tendenza degli abitanti a scegliere aree abitative più vivibili o con migliori possibilità di sviluppo economico, insieme alla pressione esercitata da chi governa sulle scelte di migrazione interna, siano indicatori significativi ed efficaci della reale trasformazione economico-sociale di un territorio.

Storicamente, ogni volta che Patti si è ingrandita (almeno dal 1300 fino ad oggi) i suoi cittadini più agiati si sono spostati nelle aree più ricche di servizi e di centri culturali e decisionali, mentre gli Invisibili sono stati spinti nelle zone più periferiche: prima fuori dalle mura, poi verso la marina o nei latifondi e, dopo il terremoto del 1978, in contrade prive di negozi e di servizi o in un Centro Storico, passato "da centro a periferia".

Dove vivono oggi i pattesi? Come ci vivono e perché sono andati a viverci?

La risposta più completa e documentata la troverete nel secondo documento in Pdf allegato in basso (“Spostamenti della popolazione pattese dal 2011 al 2021”) Qui preannunciamo brevemente che:

Insomma i pattesi o vanno fuori paese oppure continuano ad acquistare case nuove (lasciandosi alle spalle un gran numero di case antiche o semi-nuove sfitte), incuranti dei contesti urbanistici, che risultano ovunque carenti allo stesso modo. Le uniche attività economiche aggreganti risultano gli agriturismo, che hanno frenato la crisi della piccola agricoltura, grazie anche alle agevolazioni nazionali e regionali, mentre sulla costa, una volta scomparsa la pesca, il turismo balneare agevola solo qualche privato, senza diventare il volano di una urbanizzazione di qualità.