Tasse, liberismo e servizi sociali: A CHE SERVE IL COMUNE?

18-11-2020 09:34 -

Torniamo a scrivere sul nostro sito dopo un silenzio di due mesi, che abbiamo dedicato ad una lunga riflessione circa l'utilità dei commenti e delle analisi sulla realtà del nostro paese, che da sette anni proponiamo a chi ci legge; una riflessione sollecitata sia dalla difficoltà di fare inchiesta in tempi di Covid che dal fatto che siamo entrati ormai a Patti in un periodo preelettorale, quando si moltiplicano, per varie ragioni, le voci critiche sull'Amministrazione uscente, che talora, per spirito di parte, rischiano di far passare in secondo piano i problemi concreti e le possibili soluzioni, che a noi interessano più degli schieramenti.
Alla fine, comunque, ha prevalso l'ottimismo, grazie alle molte, benevole richieste di riprendere il nostro lavoro, ma anche alla dura critica di un nostro assiduo lettore, che, pur non mirando certo ad incoraggiarci, ci ha spinti a rileggere i nostri interventi ed a ritrovare il senso dialettico e costruttivo del nostro ruolo all'interno di una comunità, che ha molto bisogno del confronto democratico di opinioni diverse.
Ringraziamo tutti e vi proponiamo oggi una breve analisi sull'attuale funzione del più antico Ente Pubblico Territoriale italiano, partendo, com'è nostra abitudine, dal particolare del nostro territorio, per fare un discorso più generale.
Il Comune, caratterizzato, rispetto agli altri enti territoriali più grandi, da un collegamento immediato con i cittadini, ha tra le sue finalità (come recita anche l'art. 2 dello Statuto pattese) “la tutela della salute, l‘attuazione di un efficiente servizio di assistenza sociale alle fasce più deboli, la salvaguardia del paesaggio e del patrimonio ambientale, storico, artistico e culturale della comunità, il sostegno allo sviluppo delle attività economiche, anche al fine di attivare risorse private per finalità pubbliche”. Proviamo a chiederci se oggi il Comune di Patti si attenga a questi fini, se il suo rapporto soprattutto con i cittadini più deboli (i nostri Invisibili) realizzi davvero queste tutele e con quali mezzi finanziari lo faccia. Dalla fine del secolo scorso, infatti, l'autonomia impositiva avrebbe dovuto esaltare la gestione amministrativa di un Sindaco che, finalmente svincolato dalle tattiche partitiche consiliari, grazie all'elezione diretta, veniva dotato della possibilità di attuare con maggiore efficacia le iniziative previste dal suo programma. Di fatto si sono acuite da allora le disparità tra i Comuni con un'economia più ricca (spesso al Centro-Nord) e quelli più piccoli e con più fragili attività produttive, anche per il mancato o tardivo trasferimento di risorse, negli ultimi anni, dallo Stato e, in Sicilia, dalla Regione.
Per avere soldi da spendere, perciò, oggi un Comune siciliano può seguire 3 strade: aumentare l'imposizione fiscale, tagliare con rigore le spese inutili e cercare di accedere ai finanziamenti europei, nazionali e regionali. Quali di queste vie si stanno praticando a Patti e con quale efficacia?
1.L'imposizione fiscale è impopolare e, secondo un credo liberistico condiviso anche dal nostro Primo Cittadino (ammiratore dell'economista Milton Friedman e dello “stato leggero”) da ridurre al minimo, per lasciare che i privati (quelli naturalmente che ne hanno i mezzi) producano da sé la ricchezza sociale (anche se, secondo i critici di Friedman, essi producono spesso solo la propria). Al contrario, però, oggi a Patti la pressione fiscale è nel suo complesso (a giudizio del ragioniere comunale Torre) piuttosto alta, ma quel che colpisce di più è il livello di evasione che non si riesce a recuperare, rendendo alcuni debiti ormai inesigibili. Facciamo qualche esempio: al momento del fallimento della Ceramiche Caleca, saltò fuori un'evasione IMU di anni, che inutilmente si cercò di recuperare in quel momento, quando toccò mettersi in coda ai molti altri creditori; analogamente solo alla chiusura di un centralissimo bar il Comune si ricordò che il proprietario non pagava da anni l'occupazione suolo pubblico, per non parlare degli oneri di urbanizzazione di grandi costruzioni (dal monumentale Centro Commerciale “Patti2” al grande albergo di lusso a Panicastro, alla lottizzazione a lungo bloccata dalla magistratura in contrada Rasola) rimasti non riscossi, nonostante inutili e tardivi tentativi legali, o delle 2.000 utenze Tari, emerse solo dopo l'introduzione della raccolta differenziata. Non a caso lo stesso Ragioniere ha dichiarato qualche giorno fa che la voce dei debiti inesigibili è quella che pesa di più sulla difficoltà di chiudere il bilancio comunale di quest'anno. Dunque tasse alte, ma (o proprio perché) evase dai contribuenti e spesso dai più ricchi. Il passo da fare, dunque, non dovrebbe essere quello di aumentare ulteriormente tributi e tariffe, ma di controllare seriamente che tutti paghino e che venga riscosso puntualmente anche il canone di affitto dai gestori di beni pubblici (ricordiamo a titolo di esempio che l'Associazione che ha gestito per 9 anni il Cinema Comunale è stata esonerata solo da poco dalla gestione, per un debito accertato di 24.000 euro verso il Comune, dovuto a 4 anni consecutivi di canone non pagato).
2.A proposito delle spese, occorre sottolineare innanzitutto un elemento che sbalordisce chiunque guardi per la prima volta un bilancio comunale: il fatto che quasi il 90% delle uscite servano all'Ente Locale essenzialmente per mantenere se stesso e la sua macchina burocratica (personale, spese correnti degli edifici pubblici, forniture, manutenzioni di auto e materiali) ed è evidente che questo paradosso è tanto maggiore quanto più alto è il rapporto tra personale e popolazione ed è aggravato dalle tante voci di incentivi (spesso quasi automatizzati) e dalla gestione degli straordinari (se ci fossero, sarebbero utili tra l'altro i dati sulla produttività degli impiegati, che per esperienza sappiamo tutti essere molto diversa tra i vari lavoratori, al di fuori dei facili stereotipi sulla generalizzata pigrizia degli impiegati pubblici). Altre voci pesanti sono i debiti fuori bilancio (prodotti non di rado da contenziosi con terzi e da indennizzi a privati) e quelli per gli interessi sui prestiti contratti. A questa quota imponente non possiamo non aggiungere alcuni imperdonabili sprechi, che a Patti si possono esemplificare con i 240.000 euro spesi per il piccolo parco-giochi sul lungomare della Marina o con la devoluzione di quasi tutta la contrastata tassa di soggiorno per tagliare alberi e diserbare il verde pubblico, a discrezione dell'assessore al verde Bonanno, spesso senza passaggi dall'Ufficio Tecnico. Resta davvero poco da spendere per i servizi sociali, su cui si è costretti ad imporre (come avviene ad esempio per la mensa scolastica) un pagamento, che talora ha prodotto incassi maggiori dei costi.
3.Un discorso a parte merita poi quell'indicazione dello Statuto sul “sostegno allo sviluppo delle attività economiche, anche al fine di attivare risorse private per finalità pubbliche”), che talora ha rischiato di tradursi, pur senza sconfinare nell'illecito, nel suo opposto (cioè in una “attivazione delle risorse pubbliche per sostenere alcuni imprenditori in difficoltà”). A questo proposito c'è chi ci accusa di essere “ossessionati” dal rapporto tra beni pubblici ed interessi privati, ma come non chiedersi quale dei grandi progetti con capitale privato, tanto pubblicizzati nelle ultime due campagne elettorali, abbia visto, se non la completa realizzazione, almeno l'avvio (porticciolo turistico nelle sue tante varianti, eliporto, parco comunale accessibile con gradinata da Piazza Marconi, ex-palazzetto da trasformare in scuola e palestre pubbliche, piscina a Mustazzo, realizzata in una struttura privata, ma aperta al pubblico), tralasciando qui i grandi progetti pubblici privi di copertura finanziaria (come l'acquedotto per le frazioni ad est del fiume Timeto) e alla vana ricerca di finanziatori.
4.Per quanto riguarda, infine, i finanziamenti pubblici da ottenere, anche a Patti, come in buona parte del Sud, si naviga a traino dei diversi bandi regionali, nazionali ed europei, cercando di inventarsi interventi ammissibili, senza un piano generale ed una programmazione coerente, ma con un continuo sforzo di adattamento e stravolgimento di progetti già formulati, con risultati che non di rado convincono poco gli erogatori (come è avvenuto per il rifacimento di Via Porta Nuova nel Centro Storico, bloccato dal parere negativo del Genio Civile e dal mancato parere della Soprintendenza) e con impegni di spesa che lievitano fuori controllo ed allungano i lavori, rischiando di non andare oltre le prime rate percepite (come era avvenuto per il Fondo Europeo per la Pesca, gestito dal GAC – Gruppo di Azione Costiera – “Golfo di Patti”) o addirittura di perdere quelle già ottenute (come nel recente, incredibile caso del Pontile della Marina, sempre nell'ambito dello stesso Progetto, per il quale sarà necessario addirittura restituire tutto il finanziamento utilizzato, perché ci si era “dimenticati” di consultare il Genio Civile). Ricordiamo anche i tanti piccoli progetti inutili, commissionati ad architetti ed ingegneri, che si trasformano in erogazioni a pioggia (di 10.000-20.000 euro l'uno) senza alcun risultato concreto, come è accaduto persino per i progetti di Democrazia Partecipata, che hanno sinora prodotto solo qualche bonus per i progettisti. Da ultimo, ci chiediamo perché, per percepire un finanziamento per il cine-teatro Comunale, sia stato necessario chiedere il supporto di una ben avviata Associazione messinese (che dovrebbe gestire la stagione teatrale ed una serie di attività di insegnamento), pur in presenza di ottime associazioni pattesi, che operano ormai da anni in questo campo.

Non meraviglia che in questa situazione si sia arrivati, nel nostro paese, alla dolorosa scelta tra Dichiarazione di dissesto del Comune e Procedura di Riequilibrio Finanziario pluriennale, data l'impossibilità tecnica di chiudere il bilancio comunale di quest'anno, ipotecando in ogni caso molti anni di gestione amministrativa futura.
Che dire in conclusione? Non c'è dubbio che chi ha il potere sociale ed economico gradisca in fin dei conti Sindaci che adottano il “lasciar fare” fino al limite dell'immobilismo, intervenendo solo con piccoli progetti di facciata e ignorando di fatto l'evasione fiscale dei più ricchi, ma i tanti cittadini che questo potere non ce l'hanno, che se ne fanno di un Comune che divora risorse per mantenere se stesso ed agevolare i più potenti? Al di là dei servizi socio-assistenziali a richiesta, infatti, (Assistenza domiciliare, Sussidi, ecc.), che oggi funzionano a ritmo ridotto e con scarsa informazione, e del prezioso lavoro di supporto svolto da alcune Istituzioni religiose o da Associazioni di Volontariato (prime fra tutte, a Patti, la Caritas ed il Centro di Solidarietà “M. Kolbe”), un Comune dovrebbe garantire, con gestione diretta ed a costo politico, quei servizi essenziali, che incidono sulla qualità della vita dei cittadini (acquedotto, raccolta rifiuti, protezione dell'ambiente, pulizia e manutenzione programmata delle strade, cura di Parchi e giardini) e quei servizi culturali pubblici (Biblioteca Comunale, Emeroteca, Centri Musicali, Teatri, Musei) che facciano da supporto ad una vita collettiva, che non può certo accontentarsi dei tavoli di bar e ristorazioni, né ridursi al cibo ed a un po' di musica alla buona, se non vuole impoverirsi e spegnersi definitivamente.
Ci auguriamo di ascoltare proposte concrete su questo ruolo sociale del Comune nell'imminente campagna elettorale.