Piano Regolatore Generale: tra teoria e pratica, a chi giova?

28-05-2020 09:25 -

Il Piano Regolatore Generale di un Comune stabilisce sostanzialmente le norme che regolano l'attività edificatoria in un determinato arco di tempo e lo fa creando una divisione in zone (preliminare ai piani particolareggiati ed alle lottizzazioni) e determinando la destinazione d'uso di suoli e fabbricati.
In teoria, perciò, il PRG dovrebbe basarsi sull'incrocio tra diversi fattori:
-la natura del territorio (sismicità, frane, caratteristiche geomorfologiche, ecc.)
-la storia urbana (essenziale per la salvaguardia dei Centri Storici)
-i movimenti demografici (con la previsione sulla crescita della popolazione)
-l'economia della zona (che richiede ad esempio la creazione di zone industriali, artigianali, o a carattere turistico)
Dalla valutazione complessiva di questi fattori (formulata dai tecnici) chi governa il territorio dovrebbe delineare una programmazione (politica) dello sviluppo di una città, adeguando ad essa le regole sull'uso del territorio comunale.
In pratica, però, il PRG Comunale (come dolorosamente insegna la recente storia italiana) è piuttosto il tentativo di conciliare i grandi interessi economici (rendita agraria e immobiliare, profitto industriale, speculazione edilizia), che si contendono i proventi derivanti dalla destinazione e dall'uso dei suoli urbani, in un gioco in cui la variante d'uso consente grandi guadagni (è facile comprendere ad esempio che, se ho acquistato a poco prezzo un suolo agricolo, moltiplicherò i miei profitti se il PRG lo renderà edificabile o prevederà per esso destinazioni speciali).

La partita si gioca perciò ad alti livelli ed il ruolo dei cittadini, normalmente, è quello di tutelare micro-interessi privati, per i quali la legge sull'approvazione delle Varianti urbanistiche prevede strumenti idonei di intervento per piccole modifiche. Molto meno garantita è la possibilità che associazioni o altre forme organizzative di base possano incidere in modo sostanziale (ma è sempre importante provarci!) sulle scelte tecniche e politiche.
Ancora meno hanno una parte in tutto ciò gli Invisibili, per i quali l'analisi del Piano Regolatore e delle sue periodiche Varianti è utile solo a comprendere quali interessi economici prevalgano in certe fasi nelle loro città o a cercare di tutelare quei beni comuni che, fin dal tempo della perdita dei medievali “Usi Civici” (protrattasi a Patti fino a pochi anni fa), recano traccia indelebile della forza identitaria della Comunità.

Il PRG di Patti è stato “ritoccato” per l'ultima volta nel 2006, ma conteneva fin dall'inizio (1991), nella Relazione Introduttiva, alcuni grandi “errori” di valutazione (primi fra tutti la previsione sulla crescita della popolazione – calcolata dai redattori del Piano a 15.000 abitanti già nel 2011, mentre langue ancora oggi intorno ai 13.000 –, con la relativa indicazione di uno spropositato fabbisogno edificativo, e l'opportunità della creazione di una nuova zona industriale sulle rive del Timeto, che, oltre ai capannoni, favoleggiava di “residenze per gli addetti, centri formativi, impianti congressuali e strutture per svago e sport”), che hanno poi segnato negativamente lo sviluppo urbanistico pattese tra Novecento e Duemila. Abbiamo messo tra virgolette la parola “errori”, perché in realtà non si trattò di sbagli dei tecnici, ma di un'opportuna forzatura dei dati, utile ad agevolare i grandi costruttori edili (che hanno fatto la loro fortuna sulla colata di cemento che oggi deturpa colline e vallate pattesi) ed alcune realtà industriali, che si erano apertamente e fortemente battute per l'individuazione della nuova zona industriale (prima fra tutte la Ceramiche Caleca), risultata poi così inopportuna che persino alcune imprese che l'avevano tanto caldeggiata hanno poi disertato il sito, oggi ampiamente in disuso o destinato a tutt'altri scopi e colpito proprio ieri dall'ultimo di una serie di inquietanti incendi.

Perché si rimette mano oggi al Piano Regolatore, proponendo una nuova Variante a pochi mesi dal rinnovo dell'Amministrazione Comunale? Forse perché l'accordo pattuito allora tra i portatori di grandi interessi non è più remunerativo per alcuni? O perché prelude a nuovi accordi economici, che determineranno anche assetti ed alleanze politiche? Si potrà dire che le nostre illazione sono gratuite e pessimistiche, ma per giustificarle basta pensare allo Studio di Dettaglio per il Centro Storico, varato di recente, che, al di là delle ottime intenzioni dell'Assessore che lo ha promosso ed attentamente curato, è servito forse solo ad agevolare alcuni proprietari (tra i quali pare ci siano, in modo assolutamente legale ma senza dubbio rilevante, molti Assessori e Consiglieri comunali), senza incidere in alcun modo (almeno finora) sullo sviluppo di quell'essenziale zona urbana.

Oggi comunque è prevista un'Assemblea aperta on line, organizzata dall'Amministrazione, in cui probabilmente ci si racconterà (come suggerisce la presenza del Professore che ha collaborato alla sua stesura) soprattutto di questo Studio e del suo iter (la bella teoria del Piano Regolatore!), ma noi pensiamo che il vero nodo della Variante (la pratica) sia altrove e cioè nei cambiamenti della zonizzazione e dei criteri di edificabilità. Senza alcun preconcetto, però, ascolteremo, leggeremo (se, come ci auguriamo, la bozza di Variante sarà messa subito a disposizione on line) e cercheremo di comprendere.
Alleghiamo intanto in basso, per chi non li avesse trovati sul sito del Comune, le Norme Tecniche di Attuazione ed il Regolamento Edilizio del Piano Regolatore oggi in vigore.