DEMOCRAZIA PARTECIPATA: CHE FARE SE “SI RESTA A CASA”?

19-03-2020 10:19 -

Da due anni a Patti, grazie alla collaborazione tra Consiglio Comunale e Consulte Territoriali dei Cittadini, si è riusciti ad ottenere che i fondi, destinati dalla Regione a “progetti di Democrazia Partecipata” vengano effettivamente destinati a questo scopo e non incamerati dall'Amministrazione (come già avvenuto in passato), per la realizzazione di proprie iniziative.
Per garantire il carattere “partecipato” delle varie proposte, un requisito fondamentale (voluto dalle Consulte ed ora richiesto esplicitamente nel modulo di presentazione) è una fase di discussione pubblica di ogni progetto, garantita da almeno un'Assemblea aperta a tutti i cittadini, per dare loro la possibilità di condividere e di migliorare le proposte, destinate a scopi comuni.
Il primo bando, espletato nel novembre dell'anno scorso, è stato un po' sperimentale, con pecche e lacune che ci si aspettava di correggere e colmare quest'anno. Ci ritroviamo invece, in questi giorni, con un “Avviso pubblico per la richiesta di proposte e suggerimenti per azioni di interesse comune” (che alleghiamo in basso), pubblicato all'Albo Pretorio il 5 marzo 2020, con scadenza di presentazione al 31 marzo: dunque in piena emergenza coronavirus e perciò con divieto esplicito di Assemblee pubbliche.
L'Amministrazione non ci ha pensato? O l'occasione è sembrata propizia per saltare una fase che mal si concilia con i progetti “non partecipati”, che aprono le porte alla consueta pioggia di piccoli finanziamenti clientelari?
Non pensiamo di esagerare, a pensare questo. Ricordiamo infatti che la battaglia per mantenere spazi di partecipazione dal basso, in questi anni, non è mai stata facile, perché l'amministrazione, liberata ormai (grazie all'involuzione autoritaria assunta negli ultimi 20 anni dalle istituzioni locali) dal peso decisivo delle opposizioni consiliari, non aveva certo voglia di sostituirlo con il controllo di base dei cittadini, quasi sempre eluso e talora persino deriso con impegni mai mantenuti e con l'aperto incoraggiamento a forme parallele di finto dialogo clientelare.
Questo non è del resto uno specifico fatto pattese, dato che nei primi 20 anni di questo nuovo secolo la crisi dei partiti di massa, l'introduzione del sistema maggioritario e l'elezione diretta di Sindaci e Governatori di Regione hanno ridotto notevolmente gli spazi di dialettica democratica, sostituendola con forme paternalistiche di ascolto, rese sempre più evanescenti dall'eliminazione dei contrappesi istituzionali di controllo (dai Segretari Comunali non più indipendenti al ruolo di pura ratifica delle Assemblee consiliari).
Cosa proponiamo allora concretamente, perché la Democrazia Partecipata sopravviva al Coronavirus e alle tendenze autoritarie che esso ha innestato? Richiedere un rinvio del Bando non basta, anche perché ricordiamo che scadrà il 31 marzo anche la “finestra annuale” di tempo per le nuove iscrizioni alle Consulte, mentre dureranno ben oltre i primi di aprile le misure restrittive varate dal Governo per cercare di ridurre il contagio, che hanno comportato anche la chiusura dell'Ufficio Comunale di Protocollo (la forma più facilmente utilizzata per presentare sia le richieste di iscrizione che quelle di finanziamento di progetti).
Abbiamo però uno strumento alternativo efficace (anche se non perfettamente equiparabile al contatto diretto, che dovrà riprendere al più presto, passata l'emergenza) in Internet e in un social (Facebook) che resta il più usato e il più accessibile a buona parte dei cittadini. Chiediamo allora che ogni proposta di “azione comune” sia almeno discussa per due settimane su una pagina Facebook specifica, prima di passare al vaglio della Commissione Comunale. E approfittiamo del momento per segnalare ancora una volta le vistose lacune del sito Comunale, che, mentre impera l'infausto slogan del “restate a casa” (sinonimo infelice di “fatevi solo i fatti vostri”) dovrebbe essere invece potenziato, per garantire trasparenza e dialogo con i cittadini.