CHE SIA UN ANNO DAVVERO NUOVO PER GLI INVISIBILI PATTESI

13-01-2020 09:23 -

Auguriamo un anno migliore agli “Invisibili” pattesi: a quella parte della nostra comunità, cioè, (contadini, artigiani, operai, lavoratori precari, abitanti dei rioni svantaggiati, donne, bambini, migranti e viventi non umani) che da sempre vivono lontani dalla visibilità del potere politico, economico e sociale, a cui abbiamo deciso fin dall’inizio di dedicare l’attività e l’impegno della nostra Associazione. Agli altri, ai “Visibili” che da sempre si contendono i posti di comando o curano solo i propri affari, disinteressandosi dei beni comuni, non abbiamo nulla da augurare e siamo certi che anche loro non saprebbero che farsene dei nostri auguri.
Ed il nostro augurio agli Invisibili non è una generica speranza in un fortunoso cambiamento, ma l’auspicio che siano loro a cominciare a cambiare (qui ed ora) il proprio destino, che ha oscillato per secoli a Patti (con l’eccezione di brevi periodi di ribellione e di lotta) tra la passiva accettazione di una condizione marginale e la fuga nell’emigrazione, lasciando campo libero ad una classe dirigente capace solo di vivacchiare con la speculazione, l’accaparramento dei sussidi statali ed europei e lo sfruttamento di un lavoro precario e mal pagato, con il sostegno, purtroppo, di un ceto medio-piccolo che, asservendosi al potere, si illude di entrare nel cono della visibilità.
Ed allora Buon Anno davvero nuovo agli abitanti delle frazioni collinari, che non hanno collegamenti pubblici con il centro, non hanno scuole né servizi e addirittura, ad est del fiume Timeto, non hanno ancora l’acqua corrente (mentre l’amministrazione comunale si preoccupa di rifornirli di una parte dei rifiuti pattesi, con i progetti sul compostaggio di prossimità dei rifiuti organici), ma che hanno avuto il coraggio di tornare a lavorare la terra dei nonni (trovando solo nel nostro “Mercato delle Erbe” uno spazio collettivo di confronto e di vendita diretta), di sperimentare le colture biologiche, avviando imprese innovative di successo, e di organizzarsi dal basso contro i progetti di ulteriore marginalizzazione.
Buon anno nuovo agli operai dell’unica fabbrica rimasta a Patti (purtroppo altamente inquinante), che si sono ammalati e sono morti per la nocività del posto di lavoro, ma che potrebbero trovare il coraggio di denunciare la propria condizione, al di fuori di un sindacato che troppo spesso pare concordare con i partiti padronali sul sostegno indiscriminato ai “donatori” di lavoro.
Buon anno ai pochi artigiani, che sopravvivono a fatica alla concorrenza delle grandi catene commerciali o sono stati inglobati in imprese che svendono la loro opera, dequalificando sul mercato globale la loro antica maestria, perché trovino il modo di trasmettere e conservare la loro arte.
Ai precari del Comune, passati di recente in pianta stabile, perché conservino l’entusiasmo nel lavoro, che fin qui li ha distinti dagli altri dipendenti comunali, guadagnando (ora che sono meno ricattabili), maggiore dignità e indipendenza.
Buon anno a chi ancora conserva memoria e significato del Centro Storico e soffre nel vederlo trasformato in una caricaturale imitazione di luoghi comuni sulla Sicilia, a chi lotta per la tutela dell’archeologia industriale della nostra perduta ceramica, a chi confida in una valorizzazione collettiva del nostro patrimonio archeologico diffuso.
Buon anno ai migranti che non si conformano “ai valori occidentali” (lavoro nero, sfruttamento, prostituzione, servilismo), ma cercano di affermare la propria dignità di uomini, rivendicando diritti e conservando le proprie culture.
Alle donne vittime da sempre di una violenza familiare tenuta vergognosamente nascosta, che negli ultimi anni hanno trovato il coraggio di cambiare, lasciandosi alle spalle scelte sbagliate, talora anche a costo di separarsi dai propri figli.
Ai giovani che hanno ancora voglia di trovare una cultura critica, senza rallegrarsi di una facile scuola-diplomificio, che non sballano di nascosto, ma hanno il coraggio di chiedere la depenalizzazione delle droghe come unico mezzo per sconfiggere il mercato illegale, che non muoiono a poco a poco ai tavoli di un bar, ma cercano spazi di autogestione comune.
Buon 2020 a chi si batte per la tutela del verde pubblico (in un paese che pare farsi un vanto della distruzione degli alberi) e per la cura degli animali randagi, vittime di una costante persecuzione da parte di tanti pattesi, erroneamente convinti che la merda inquini più delle emissioni di auto, riscaldamenti e condizionatori o delle sostanze chimiche di detersivi e saponi profumati, o forse desiderosi di dimenticare un recente passato contadino, trascorso in simbiosi con gli animali di allevamento e vissuto ora come vergognoso retaggio di povertà.
Buon anno a chi non si rassegna, a chi accetta le proprie origini e le pone alla base di una vita più dignitosa e piena, ricca di significato culturale e storico, a chi sa ancora godersi l’ombra di un albero, la luce della luna, il silenzio della notte, a chi crede che la politica sia soprattutto gestione collettiva dei beni comuni e ricerca di soluzioni condivise dei problemi della comunità.
La strada da percorrere è lunga e difficile, ma che non ci scoraggi.