La Terza Fase delle attività produttive a Patti: il Terziario Inquinante.

12-10-2018 15:00 -

Dopo la fase delle grandi industrie (1960-80), che hanno assorbito la manodopera eccedente di un´agricoltura latifondista al tramonto, e dopo quella (1990-2005) che ha visto un artigianato semi-industriale, troppo ridotto per la nuova area ASI del Timeto e per i sacrifici ambientali che essa ha comportato, le attività produttive hanno imboccato sempre più a Patti, negli ultimi 15 anni, la strada del terziario inquinante, aperta dalla crescita esponenziale di una grande lavanderia industriale (al momento l´unica vera industria pattese) e proseguita con l´avvio di due ditte di raccolta e trattamento rifiuti.
Precisiamo che il termine "inquinante" che usiamo per il terziario di quest´ultima fase non allude ad un´illegale opera di danneggiamento del territorio imputabile alle singole ditte, ma alla natura stessa – legalmente ammessa - di queste attività, non a caso gravate da una serie di minuziose autorizzazioni preventive, ma quasi mai seguite poi con quei controlli che, se fossero efficaci, consentirebbero uno snellimento burocratico delle fasi di avvio. Riconosciamo al contrario ai titolari delle singole imprese la capacità di essersi saputi destreggiare in una regolamentazione che, come al solito in Italia, è al tempo stesso eccessiva ed inefficace, e l´abilità di aver intuito che questo era l´investimento più redditizio in una società industriale al declino, che produce più rifiuti che merci e più inquinamento che sviluppo.
Imputiamo piuttosto alle scelte politiche locali la pretesa sbagliata di coniugare turismo, agricoltura biologica e terziario inquinante, talora addirittura negli stessi siti (a Patti: la costa della Playa e la valle del Timeto), segnati per di più da importanti presenze archeologiche e da bellezze naturalistiche, che certo non possono convivere a breve distanza con emissioni e scarichi non illegali, ma comunque inquinanti.

a.La LAVALUX
Aperta già nel 1972, questa lavanderia industriale ha ingrandito a poco a poco la propria attività, acquisendo le commesse di ospedali, alberghi, case di riposo e ristorazione, dato che si occupa anche di "noleggio di biancheria da tavola e letto per enti pubblici e privati, comunita´, forze armate, alberghi, villaggi turistici, residence, ristoranti, case di riposo, curando la distribuzione dei servizi tramite furgoni e camion: un parco automezzi che garantisce una distribuzione rapida ed efficiente, sia di piccola che di grande portata, rapportata alle esigenze della clientela."
Il numero dei dipendenti, fatto salvo un nucleo stabile, varia in base alle esigenze stagionali ed alle commesse (grazie anche all´aumento dei contratti precari, prodotto dai governi degli ultimi anni), ma possiamo dire senza sbagliare che la Lavalux è oggi l´industria pattese con il maggior numero di addetti, che curano le fasi di lavaggio, disinfezione, asciugatura, stireria e trasporto, su un´area costiera, in contrada Playa, che copre buona parte della prima zona industriale di Patti, con vari capannoni ed impianti all´aperto. Il rischio di inquinamento che questa grande realtà produttiva presenta può essere facilmente compreso grazie a due elementi della sua "storia": 1) un "incidente giudiziario", in cui è incappata anni fa, quando sono stati rinvenuti nel greto del fiume Timeto dei rifiuti speciali, chiusi ancora nei sacchi della ditta. Accusata di inquinamento ambientale, la Lavalux ha scaricato allora ogni responsabilità su un autista dei suoi pulmini, deceduto poi prematuramente durante il processo (che è stato per questo naturalmente sospeso) a causa di un cancro (lo stesso male che pochi mesi dopo avrebbe stroncato anche la moglie). L´episodio attesta da una parte la pericolosità oggettiva dei materiali trattati, dall´altro rafforza quelle voci insistenti su malori e decessi di operai ed ex operai, a contatto quotidiano con sostanze tossiche, di cui non possiamo in alcun modo valutare l´oggettività, ma che solo un´indagine scientifica sulla salute dei dipendenti potrebbe sfatare definitivamente. 2) L´altro elemento che fa riflettere sono le prescrizioni contenute nell´A.U.A.(Autorizzazione Unica Ambientale), rilasciata un anno fa alla Lavalux dalla Città Metropolitana di Messina, che ha aggiunto obblighi rigorosi a quelli già previsti nel 2015 dal Comune di Patti in relazione agli allacci fognari e che riguardano l´emanazione dei fumi, le "emissioni odorigene e rumorose" e la preventiva depurazione dei reflui, soprattutto dal "cloro attivo libero" e dai "prodotti fortemente ossidanti adoperati per la sbianca". I controlli (annuali) sono affidati all´ARPA di Messina e all´Area Territorio e Ambiente del Comune di Patti, ma solo sulla base di verifiche effettuate dalla Ditta stessa. Nonostante questo potenziale inquinante, la Lavalux ha dalla sua la creazione di molti posti di lavoro (e proprio per questo tre anni fa aveva l´appoggio incondizionato della CGIL al proprio pericoloso trasferimento in riva al Timeto, nella nuova area Asi, poi fortunatamente non costruita) e la generosa sponsorizzazione di feste, sagre, spettacoli ed eventi sportivi. Due fattori importanti, che non a caso sono valsi l´elezione a Consigliere Comunale, alle ultime elezioni amministrative, di uno dei membri della famiglia dei proprietari.

b.Le 2 ditte di PIZZO e la "LOVERAL" dei Pinto Vraca
•All´inizio del 2000 il geometra Pippo Pizzo, già titolare di una ditta di costruzioni, apriva a Montagnareale una ditta di Raccolta Rifiuti (che negli ultimi anni ha operato proficuamente anche nel Comune di Patti) e nel 2010 le affiancava la Pi.Eco., una piattaforma ecologica per rifiuti non pericolosi, che occupa la riva occidentale del fiume Timeto, di fronte alla zona ASI e di fianco all´area che avrebbe dovuto ospitare il suo raddoppio. La piattaforma è stata regolarmente autorizzata dalla Provincia di Messina, anche se il Testo Unico per l´Ambiente tutela l´area dei fiumi, il "Piano Paesistico Regionale" del 1999 vieta espressamente in quell´area la costruzione di impianti di smaltimento rifiuti e la Soprintendenza Archeologica di Messina si è pronunciata nel 2003 contro questa ipotesi, perché la zona è "indiziata di presenze archeologiche". Ma purtroppo gli enti locali poco si curano di questi strumenti di tutela del territorio. L´inidoneità di quella localizzazione però è stata confermata dai fatti, quando durante il grande incendio del giugno 2017 la combustione della plastica da riciclare ha innalzato per alcuni giorni oltre il limite di sicurezza i livelli di diossina, a pochi metri dai pozzi di acqua potabile del Timeto.
•I Pinto Vraca (famiglia attiva da tempo nel settore dell´edilizia e dello smaltimento dell´amianto) hanno fondato nei primi anni del 2000 la Loveral per entrare nel settore della raccolta rifiuti, vincendo appalti in vari centri siciliani, tra cui la vicina Milazzo e le isole Eolie. L´anno scorso è stato proprio "Il Paese Invisibile" a segnalare (su questo sito) il loro progetto di creare un centro temporaneo di stoccaggio rifiuti poco sopra la zona industriale del Timeto, proprio al confine con i vigneti biologici di una rinomata azienda vinicola pattese. Dopo un´interpellanza in Consiglio Comunale ed un sopralluogo dei Vigili Urbani, le ruspe venivano fermate, anche se la ditta dichiarava di aver compiuto quell´imponente lavoro di sterro (rigorosamente vietato su terreni agricoli), solo per predisporre un parcheggio dei mezzi usati per la raccolta rifiuti. Ma le rivelazioni emerse nelle intercettazioni telefoniche di una nota esponente politica messinese, incriminata da alcuni mesi per associazione a delinquere, abuso d´ufficio e violazione dei doveri di imparzialità nei confronti delle P.A., legittimano oggi il sospetto che la vera intenzione della Loveral sia quella di localizzare in contrada Ronzino quel Centro di Compostaggio Rifiuti sfumato a Messina. Un articolo del giornalista Enrico Di Giacomo, infatti, sul sito Internet Stampalibera.it ("Terzo livello. Quel rapporto mai interrotto di Emilia Barrile con i Pinto Vraca") rivela che, a detta della Barrile, gli imprenditori pattesi "erano interessati ad aprire un centro di compostaggio di rifiuti, [e chiedevano perciò] dei capannoni nell´Area di Sviluppo Industriale della città, a Larderia, e per questo avevano già versato a una sua nipote la non indifferente somma di cinquecento euro".

Di certo, in ogni caso, alcuni Centri di Compostaggio per il trattamento della frazione umida dei rifiuti dovranno essere localizzati anche in provincia di Messina e, in attesa delle decisioni regionali, ci auguriamo solo che li si collochi lontano da zone geologiche protette e da aree turistiche o di agricoltura biologica. Speriamo perciò che il nuovo Presidente della SRR – Società di Regolamentazione del servizio di gestione Rifiuti – "Messina provincia", (eletto nel luglio di quest´anno), che è anche Sindaco da alcuni mesi del vicino Comune di Montagnareale, vigili sulla localizzazione di questi Centri nel nostro territorio.