L´ALTRO MERCATO, CHE AL COMUNE PIACE POCO

14-04-2018 09:40 -

Se i rapporti con la burocrazia municipale sono sempre un po´ faticosi per le Associazioni, sia per l´ambiguità di leggi nazionali e regolamenti comunali, sia per le frequenti interferenze delle amministrazioni, che alla laboriosa interpretazione delle regole intrecciano le proprie valutazioni politiche su eventi ed organizzatori, riuscire ad ottenere in questi giorni dal Comune di Patti l´autorizzazione all´uso della Piazza di San Nicola, per la nostra Fiera periodica di contadini ed artigiani, è stata per noi del Paese Invisibile una vera corsa ad ostacoli, nonostante l´ampio margine di anticipo, con cui avevamo comunicato minutamente le caratteristiche dell´evento e la relativa richiesta sull´occupazione del suolo dell´antica Piazza del Mercato pattese.
Dopo la nostra domanda, infatti, presentata più di un mese prima dell´inizio dell´evento, è arrivata innanzitutto una richiesta telefonica, per conoscere l´elenco completo dei partecipanti al mercato, impossibile per noi da precostituire, per la peculiare caratteristica della nostra fiera che, come ormai tutti sanno, è aperta a chiunque voglia parteciparvi, con una semplice sottoscrizione in piazza dell´autocertificazione sul possesso dei requisiti, che abbiamo da tempo chiaramente delineato per i nostri venditori.
Dopo la nostra risposta, presentata il 27 marzo, ci è pervenuta dopo Pasqua, in modo a dir poco avventuroso (prima indirizzo e-mail errato, poi invio sotto forma di PEC, impossibile da aprire per i comuni mortali, infine rapida presa di visione del contenuto e, solo a 3 giorni dall´evento, ufficiale consegna cartacea) una nota con due richieste da parte della Responsabile del Settore commercio: una di preventiva iscrizione, per i coltivatori, al registro delle imprese (un obbligo ormai abolito, per la vendita diretta in manifestazioni come la nostra, dal decreto sulla semplificazione del 2013), la seconda, per gli artigiani hobbisti, di presentazione preventiva al Comune dell´autocertificazione sul proprio status (che per legge sono tenuti solo a portare con sé ed a mostrare in piazza, in caso di eventuali controlli) e di una loro autonoma domanda di occupazione suolo (in doppione alla nostra?). Alla nostra risposta, che citava questa normativa, la dirigente ha replicato – nello stesso giorno in cui ci è stata finalmente consegnata la concessione della piazza – ribadendo imperterrita le proprie convinzioni. Precisiamo comunque che in due anni di attività (e per 4 stagioni di mercato) solo un volta è stato concesso alla nostra Associazione l´uso gratuito della piazza, mentre per le prime due volte abbiamo pagato addirittura più di quanto dovuto, anche per l´impossibilità di visionare il misterioso Regolamento comunale sull´Occupazione del Suolo. Quando, del resto, ne abbiamo ottenuto la pubblicazione sul Sito del Comune, prescritta dalla Legge, potendo prendere finalmente visione dei nostri diritti, ci si è opposto un assurdo criterio di non cumulabilità delle riduzioni (non prescritto né dalla Legge nazionale, né dallo stesso Regolamento comunale), grazie al quale ci è stata negata la riduzione del 50% della tassa, prevista per i coltivatori che vendano direttamente il proprio prodotto. Sottolineiamo infine come il Sindaco abbia rifiutato già due anni fa di concedere il patrocinio al nostro mercatino, assicurandoci che il Comune stesso avrebbe avviato entro un paio di mesi, nel Centro Storico, un´iniziativa di ben più largo respiro, che stiamo ancora aspettando di veder partire.
Bisogna onestamente riconoscere, d´altra parte, che un´iniziativa "atipica" come la nostra mette in crisi la burocrazia comunale, proprio perché acuisce quell´incertezza sulle regole e sulla loro applicazione, di cui parlavamo all´inizio, ma d´altro canto la nostra è un´associazione culturale, che rivendica il diritto di sperimentare anche nuove forme di iniziativa socio-economica (dato che per noi la vera cultura è quella dell´homo faber, del produttore che, insieme alle cose, produce una sua innovativa visione del mondo) e che sostiene quest´iniziativa, senza scopo di lucro, solo per rivitalizzare il Centro Storico, salvaguardare l´identità del territorio, favorire il riuso degli oggetti e soprattutto sostenere quegli "invisibili", che certo non possono permettersi, per vendere direttamente i propri prodotti, di pagare un commercialista ed un avvocato, come ormai sono costretti a fare in Italia tanti piccoli produttori.
Ma l´atipicità del nostro evento non basta a spiegare tanta perplessità del Comune verso questo mercato contadino ed artigiano. Il problema ha in realtà radici più ampie: bisogna ricordare, infatti, che sono scomparsi da tempo, nel Mercato settimanale del Comune, i posti che si sarebbero dovuti riservare ai coltivatori diretti e che da quasi 8 anni non si rilasciano più ai contadini le autorizzazioni alla vendita diretta itinerante. Occorre constatare che sono pochissimi, a Patti, gli hobbisti (cioè i piccoli artigiani che vendono saltuariamente le proprie creazioni) e che sono scomparsi quasi completamente gli abili artigiani, che un tempo costellavano con le proprie botteghe il nostro Centro Storico. Non si tratta di semplice fastidio verso un´iniziativa estemporanea, ma di una scelta netta a favore del grande commercio (che si sviluppa sempre più lontano dal Centro Storico) e dei proprietari agricoli medio-grandi, per i quali si creano improbabili ma ben finanziati Itinerari gastronomici e Centri di esposizione dei prodotti tipici, favorendone inoltre le convenzioni per le grandi forniture pubbliche (come la mensa scolastica) e private. Si tratta del sostegno ad un sistema Agrituristico, che vive soprattutto di sovvenzioni politiche, anche quando avrebbe una propria capacità imprenditoriale. E la scelta di sostenere i proprietari medio-grandi (già privilegiati dai finanziamenti europei) è attestata dall´aumento statistico, anche nel nostro Comune, di una concentrazione dei terreni, a scapito dei piccoli coltivatori.
La scarsa cura riservata alle frazioni collinari ed il loro continuo spopolamento, insieme al perdurante abbandono del Centro Storico, sono un riflesso di queste scelte economico-sociali, che certamente non sono solo pattesi, ma che nel nostro paese trovano un´applicazione vistosa e purtroppo anche economicamente infruttuosa per la larga maggioranza della collettività.
Che ben venga allora l´Altro Mercato del Paese Invisibile, a sostegno della piccola proprietà contadina, dell´attività di raccolta libera, dell´identità territoriale, del piccolo artigianato e del riuso. Che ben venga la voglia di ritrovarci in piazza, a discutere di stili di vita e di diritti, contro una logica del privilegio sociale e del favore politico, incancrenita dall´attuale crisi economica strutturale, che potrebbe risolversi con una rovinosa decadenza o (come ci auguriamo) con un radicale rinnovamento del nostro sistema socio-politico.