CENTRO STORICO: COPIA E INCOLLA

24-02-2018 14:45 -

Come ormai (quasi) tutti sanno, il "copia e incolla" è un comodo strumento informatico, che consente di comporre un testo con grande risparmio di tempo. Quando, però, lo si usa con i contributi di diversi autori o senza mantenere un buon filo logico, lo strumento non produce un discorso coerente, ma solo una serie di frammenti slegati tra loro.
La stessa cosa capita oggi a Patti alla vigilia di un´importante variante nel Piano Regolatore, quando il Centro Storico viene ridisegnato assemblando elementi progettuali di epoche diverse e di diversi progettisti che, staccati dal loro contesto originario e semplificati, finiscono col richiamare, piuttosto che un´idea di città, il famoso "gioco delle 3 carte", dove figure già note vengono rapidamente scambiate di posto, solo per ingannare l´incauto scommettitore.
Spieghiamoci meglio: fa senza dubbio piacere apprendere che finalmente, dopo 40 anni d´attesa, ci si appresta a rifare i sottoservizi e la pavimentazione delle strade principali del rione di Sant´Antonio Abate (per i pattesi: arret´o casteddu), ma occorre precisare che di semplice manutenzione straordinaria si tratta, non di valorizzazione urbanistica, dato che l´unica novità visibile saranno le nuove mattonelle del selciato (che ci si augura siano almeno questa volta, diversamente che in recenti "riqualificazioni" del Centro Storico, di buona qualità).
Ci si preannunzia poi una ristrutturazione di Via dei Greci (per i pattesi: supr´e mura), ma lo si fa giusto per rispolverare un vecchio sogno di passate amministrazioni: cioè un mega-parcheggio "panoramico" (a poca distanza da quello, previsto poco lontano, di Via Garibaldi), che in un Centro Storico ormai svuotato di abitanti dovrebbe accogliere soprattutto le auto dei visitatori dell´ex-convento di San Francesco: non molti finora, a dire il vero, ma destinati (pare) a moltiplicarsi, perché si sta cercando di intercettare per questo edificio nuovi finanziamenti, con un intervento di semplice manutenzione straordinaria, nobilitato dal prelievo di qualche pezzo del complesso progetto di "Museo Diffuso" dell´architetto Fornasari (in cui ognuno finora, come nelle macchie d´inchiostro di Rorschach, ha visto quello che voleva), che viene ridotto ora al semplice assemblaggio della già presente raccolta di ceramiche storiche pattesi (arrivate al San Francesco dalla Marina, dove sarebbe stato molto più logico lasciarle), con la raccolta di piatti in ceramica moderni, decorati da vari artisti, che sin dalla donazione dell´azienda Caleca l´amministrazione non ha mai saputo dove mettere.
Infine c´è il recupero dello "stralcio" fatto qualche anno fa (a causa di uno scandaloso ribasso d´asta) alla tormentata "riqualificazione" dei rioni San Nicola e Bucciria (culminata nello scempio del basolato lavico di Via Roma) e cioè il rifacimento di sottoservizi e pavimentazione della Piazza Greco e delle sue vie d´accesso. Ma dato che questo dovrebbe essere, a detta degli amministratori, l´ultimo step, ci crediamo poco, perché nell´Italia delle incompiute l´esperienza ci insegna che gli "ultimi passi" sono semplicemente quelli che non si fanno mai.
Insomma, nonostante gli sforzi della benevola stampa locale nel preannunziare una nuova era per il Centro Storico pattese, ci sembra che dal "copia e incolla" traspaia solo l´assenza di un progetto complessivo. Manca, infatti, un´idea guida, che indirizzi sia la ripopolazione quotidiana degli antichi rioni, con la valorizzazione di una diversa qualità della vita, proprio grazie alla scarsa accessibilità per i mezzi di trasporto, che dovrebbe ispirare percorsi pedonali e piazzette con alberi e panchine, adatte al gioco dei bambini ed alla convivialità degli abitanti, sia una prospettiva di rilancio economico-sociale, con il richiamo nelle strade antiche del piccolo artigianato, dei prodotti tipici e delle botteghe artistiche (e perché no, anche delle classiche rivendite di souvenir, confinate oggi solo nella frazione di Tindari). Manca infine una seria valorizzazione culturale, che potrebbe partire dall´accentramento, accanto all´Archivio Diocesano, degli altri Archivi Storici della città, dalla realizzazione (prevista fin dal suo restauro) di un centro musicale a Palazzo Galvagno (magari con la creazione di una sezione staccata del Conservatorio messinese, già proposta in un recente passato) e potrebbe nutrirsi di piccoli laboratori teatrali e musicali e di luoghi delle memorie collettive, luoghi aperti ai cittadini prima che ai turisti, perché vi conservino attivamente l´identità del territorio e del proprio essere pattesi.
Prevale invece, ancora una volta, la logica da "evento" sporadico, da "salotto d´epoca" (per di più tarlato e mal restaurato), in cui invitare 3-4 volte l´anno ospiti esterni, mentre in tutti gli altri giorni lo si lascia chiuso, preda della polvere e dell´oscurità. Prevale la logica dell´intervento casuale, della demolizione dell´antico e della cementificazione del nuovo: del deserto che, incautamente, si tenta di definire "città".