La foto della settimana n° 126: L´ACQUA PERDUTA

20-10-2017 09:46 -

Il fatto che la prolungata assenza di acqua, che affligge da settimane anche la nostra cittadina, sia dovuta ad una delle estati più calde ed asciutte dell´ultimo secolo è comprensibile per tutti. Il fatto però che questa carenza fosse prevista, che si fosse chiaramente preannunziata già all´inizio dell´estate, aggravandosi, soprattutto nell´area interessata (e quindi nella zona dei pozzi d´acqua del fiume Timeto), dopo il grande incendio del 30 giugno, ci spinge a chiedere cosa abbiano fatto negli ultimi mesi le istituzioni competenti (prima fra tutte il Comune), per fronteggiare questa calamità naturale, oltre ad emanare (senza peraltro provvedere a controllare in alcun modo che l´ingiunzione sia rispettata) un´ordinanza sindacale, che vieta lo spreco d´acqua potabile da parte dei cittadini. Cittadini che, a dire il vero, difficilmente potrebbero sprecare ciò che da tempo non hanno, tanto che gli appelli sui social network e le telefonate agli uffici comunali si moltiplicano, nella speranza di sapere almeno con chiarezza quando e con quali criteri la poca acqua rimasta venga distribuita tra le diverse zone. Nel Centro Storico, tra l´altro, non sono poche le abitazioni senza serbatoi di riserva o quelle in cui il serbatoio, posto ai piani alti senza motorino di aspirazione, non riesce a riempirsi per la poca pressione con cui l´acqua arriva nei tubi dopo la sospensione.
Calamità naturale? Non del tutto, come sempre.
Il territorio urbano di Patti comprende un buon numero di fonti naturali d´acqua, che solo in alcuni periodi sono state utilizzate a pieno. Due esempi tra tutti: la "fonte Drizza", che nel ´600 venne utilizzata per alimentare la Fontana Napoli, destinata dal vescovo di cui porta il nome "alla pubblica utilità", e la cosiddetta "fonte Erbicelli", che sgorga nel cortile interno dell´omonimo palazzo nobiliare, adiacente alla Chiesa di San Giuseppe e che da due anni ormai si perde tristemente (dal tombino indicato nella foto della settimana) nello scarico delle acque bianche, mentre la Fontana del Calice, collegata ormai all´acquedotto dopo i lavori di "riqualificazione" (nonostante le proteste ed i suggerimenti dei cittadini e le vane promesse dell´Amministrazione durante i lavori), resta desolatamente asciutta. Oltre alle fonti, inoltre, esistono pozzi ancora attivi, utilizzati un tempo dai privati, che li scavavano all´interno delle proprie case (uno si trova ad esempio al piano terra dell´edificio che, nei piani alti, ospita oggi la nostra Associazione). Tutte acque perdute, che per di più, inutilizzate, si infiltrano dannosamente nel sottosuolo di strade e costruzioni.
E che ne è dell´acqua dei nostri due fiumi urbani (il Provvidenza e il Timeto), un tempo regolata da un sistema di chiuse e "catusere", che oggi invece scompare in estate, quando viene intercettata dai privati per diversi usi, e poi si ingrossa senza controllo durante le piogge invernali? Chi sta intercettando oggi l´acqua che alimenta i pozzi di acqua potabile del Timeto, rimasti asciutti (come il pozzo Ronzino) ormai da mesi? Che ne è del piano di risanamento dell´acquedotto ("ridotto ad un colabrodo", dichiarò un assessore appena insediato), avviato 6 anni fa e poi sostituito dalle solite rattoppature d´urgenza?
Qualche anno fa si era anche commissionato (e pagato) uno studio tecnico, che avrebbe dovuto mappare tutte le sorgenti naturali del territorio. Se questo progetto di ricognizione sia stato portato a termine e (in questo caso) in quale cassetto del Comune giaccia inutilizzato non lo sappiamo. Sappiamo, invece, che alcune piccole cose si sarebbero potute (e si potrebbero) fare subito. Ne indichiamo solo alcune:
•applicare forme di risparmio dell´acqua in agricoltura, incentivando l´introduzione di irrigazione a goccia, strumenti elettronici di regolazione delle innaffiature, ecc.,
•definire collettivamente le priorità di utilizzo; ad esempio: acqua potabile, irrigazione e solo poi usi ricreativi (es. piscine e fontane decorative)
•creare una mappa delle fonti secondarie e dei vecchi pozzi e puntare alla loro riutilizzazione almeno nelle fontanelle pubbliche (molte delle quali sono state oggi inspiegabilmente escluse dalla distribuzione idrica);
•provvedere al rimboschimento dei terreni collinari (in particolare di quelli bruciati nell´incendio del 30 giugno), per favorire il lento assorbimento delle acque piovane nel terreno e ridurre il rischio di frane,
•agevolare accordi tra i privati, per l´uso di fonti e pozzi interpoderali.
Qualche giorno fa, durante il mercato settimanale del coltivatori, che la nostra associazione organizza in Piazza San Nicola, mentre si intrecciavano da balconi e finestre le consuete domande sull´acqua "Rrivau?" "Ma si sapi quannu torna?", qualcuno, ascoltando lo scrosciare della fonte Erbicelli nei tombini delle acque bianche, ci ha chiesto se non fosse ancora possibile recuperare quell´acqua per la Fontana del Calice, che se ne stava ostinatamente muta. Abbiamo pensato alla lunga battaglia perduta delle Assemblee del rione San Nicola-Bucciria, con cui avevamo chiesto quell´allaccio quando era possibile e non costava niente, e siamo rimasti, per una volta, senza parole. Giriamo comunque la domanda a chi di dovere.