CANI MIGRANTI E FALSE ADOZIONI

25-06-2017 20:11 -

Sono ormai centinaia i cani siciliani che vengono inviati al Nord per adozioni. Le associazioni animaliste e le volontarie che curano i controlli pre-affido ed i viaggi assicurano l´approdo in affettuose famigliole e su comodi divani di case accoglienti, attribuendosi il merito di aver strappato i randagi siciliani ad un inferno di abbandono e di canili lager. Dal Sud incivile e senza cuore i cani terroni migrano, come per secoli hanno fatto i loro corregionali umani, verso il progresso ed il benessere nordista ed europeo. Come accade per i migranti umani, però, non sempre ad attenderli ci sono "magnifiche sorti e progressive", ma spesso c´è chi lucra su di loro.
Sul percorso di salvazione, infatti, oltre a vere e lodevolissime adozioni, ci sono quelle false con prestanome di comodo, stalli in canili di transizione non a norma (e per questo coperti da false adozioni) e spesso l´arrivo in paesi, come la Germania e l´Austria, in cui la sperimentazione sugli animali, in ambito medico o cosmetico, è ancora lecita (vedi foto), se non in luoghi ancora più turpi di sfruttamento animale. Questo commercio può fruttare fino a 350-400 euro per cane o, più semplicemente, i guadagni che derivano dal doppio pagamento di viaggi, analisi e cure, richiesti sia all´ente pubblico che all´adottante, per non parlare delle donazioni e delle raccolte fondi su carte private, precedute da accorati appelli su Facebook.
Sono queste le notizie agghiaccianti che emergono da segnalazioni dell´ordine dei veterinari di alcune province e dalle inchieste giornalistiche di grandi testate nazionali. Alla luce di queste notizie ci chiediamo: qual è la situazione a Patti? Un´allarmante intervista, rilasciata alcuni giorni fa su Internet, alla redazione locale di "Omnia News", da un´attivista animalista pattese, ha lanciato accuse di false adozioni anche nel nostro territorio, assicurando di aver già presentato denunzie circostanziate alle autorità competenti. Il Sindaco di Patti, che pure da giorni aveva ricevuto anche lui queste segnalazioni, ha dimostrato in diretta grande stupore, asserendo di esserne totalmente all´oscuro. I possibili bersagli di queste accuse (in quanto animaliste molto attive nell´ultimo anno nelle adozioni verso il Nord) hanno reagito su Internet con prevedibile sdegno. Sono seguite nuove notizie di denunzie e feroci accuse reciproche tra attiviste.
Ora, dato che oggettivamente anche cani e gatti della nostra area territoriale migrano in massa, da qualche tempo, verso il Nord, nella stiva di arei ben pagati dal Comune (sempre lieto di allontanare i cani dal proprio territorio e dalla propria responsabilità), sarebbe il caso, a nostro parere, che le associazioni animaliste che se ne sono occupate e le tante volontarie, che riempiono di foto e filmati le pagine di Facebook, oltre ad esprimere un legittimo sdegno, per allontanare da sé ogni sospetto informassero l´opinione pubblica su dove sono OGGI cani e gatti che hanno spedito al Nord o in giro per la Sicilia per adozioni negli ultimi 2 anni, considerato tra l´altro che anche loro potrebbero essere incappate in buona fede in contatti sbagliati. Sarebbe il caso che il Servizio Veterinario dell´ASP, il comando dei Vigili Urbani e (quando rilascia autorizzazioni all´adozione) anche la Magistratura seguissero per almeno un anno il percorso di cani e gatti di cui consentono l´adozione o l´allontanamento dal nostro territorio e verificassero il numero di trasferimenti a cui gli animali sono sottoposti (controlli estremamente facili, per altro, per i cani, dotati di microchip). Il solo fatto, infatti, che i cani siano costretti a cambiare posto e "padrone" più volte, nell´arco di pochi mesi, costituisce per loro un crudele "supplemento di pena".
I randagi siciliani, secondo noi, devono restare preferibilmente nel loro territorio e gli enti pubblici devono garantire SERIE campagne di sterilizzazione, diffuse capillarmente sul territorio, sia di cani e gatti senza padrone che di quelli di casa, offrendo convenzioni e vantaggi a chi fa sterilizzare la propria cagna o gatta, per prevenire il fenomeno dell´abbandono dei cuccioli.
I canili e i gattili siciliani già esistenti (anche se non sempre a norma) vanno regolarizzati ed aiutati a rispettare il benessere animale. Per prevenire gli abusi basterebbe censire accuratamente tutti i concentramenti privati di più di 7 cani ed imporre l´obbligo di accessibilità per il pubblico a tutte le strutture (anche a quelle private) in orari prefissati e la visibilità di TUTTI gli animali ricoverati. Allo stesso tempo vanno agevolati esperimenti di colonie feline e di cani di quartiere.
A Patti il Comune utilizza da anni la proprietà della Signora Chiodaroli, storica ospite dei randagi pattesi, per coprire le proprie inadempienze verso i cani del territorio. E lo ha fatto anche male, dato che ha costruito alcuni box di ricovero, su un terreno ceduto in uso gratuito dalla signora, in abuso edilizio e senza provvedere alla costruzione degli scarichi e di adeguate opere di drenaggio (comincerà tra pochi giorni il relativo processo contro il Sindaco).
Ma oggi si intrecciano contro il rifugio di contrada Mulinello interessi di varia natura: dal Piano Regolatore Generale, che potrebbe rendere edificabili alcune aree della zona e sanare abusi edilizi già compiuti, trovando scomodo un canile nelle vicinanze, all´ambizione di molti giovani disoccupati di trovare nella gestione dei randagi una sistemazione economica, sia che si attivi una rete di emigrazione dei cani simile a quella già denunziata in altre zone , sia che si costruiscano altrove nuove strutture (e ben lo ha compreso il Movimento 5 Stelle, prodigo, in vista delle elezioni regionali Siciliane, di progetti allettanti, ma di incerta copertura finanziaria).
Il Sindaco di Patti è d´altronde sempre pronto a delegare ad altri (ieri ad Anna, oggi a fitte schiere di volontarie disoccupate, di cui si incentiva non a caso la litigiosità) rischi e fatiche che derivano dalla gestione diretta degli animali e non esiterebbe, a fini elettorali, a decidere trasferimenti di massa in altri canili (che durerebbero giusto il tempo che quelle strutture verifichino la scarsa solvibilità del Comune di Patti, già sperimentata in passato dal canile di Messina, costretto a rimandare indietro alcuni cani, per i quali non veniva pagato il mantenimento) o a "rilasciare nel territorio" i randagi non adottati (dove non sarà certo colpa sua se saranno in attesa i consueti sterminatori di animali o misteriosi pulmini raccatta-randagi) e a mettere in azione le ruspe contro il canile di Mulinello, che finora è stato utile a coprire la sua totale incapacità di gestire il problema del randagismo in forme degne di un paese civile.
Ci auguriamo che si faccia chiarezza al più presto su tutto questo triste groviglio e che le accuse lanciate pubblicamente trovino rapidamente riscontro o smentita da parte delle autorità inquirenti. Ma vorremmo soprattutto che i cani non vengano considerati merci di profitto privato o di scambio elettorale per vecchi e nuovi partiti o, peggio, rifiuti da smaltire, con tutto il giro lucroso di affari che i rifiuti producono.
Al contrario, infatti, del rapporto tra l´uomo e gli animali erbivori (da sempre oggetto di sottomissione e sfruttamento), quello con i due principali carnivori domestici (cane e gatto) è frutto di un antichissimo patto di cooperazione nella caccia e nella difesa da altri predatori. L´aver trasformato in preda il vecchio compagno di caccia è un ulteriore, tragico passo che l´uomo compie verso la propria disumanizzazione. Ci piace pensare che proteggere gli animali sia un modo per rendere migliori gli uomini.