CAPITALISMO ASSISTITO

01-06-2017 17:58 -

Se l´immagine classica del grande industriale è quella dell´imprenditore solitario che, rischiando di suo, riesce a moltiplicare i guadagni con l´idea giusta al momento giusto e buona capacità di decisione, il capitalismo italiano, al contrario, si caratterizza fin dagli inizi come un capitalismo sorretto di continuo dallo Stato, sia attraverso istituti pubblici di politica industriale (fin dall´IRI mussoliniana), sia tramite sovvenzioni bancarie agevolate, che hanno spesso innescato, negli ultimi due secoli, colossali crolli finanziari.
Il capitalismo meridionale del secondo dopoguerra, in particolare, avviato ogni volta che è opportuno ridurre la via dell´emigrazione, quasi sempre costa più di quanto produce, distrugge il territorio ed arriva molto presto al fallimento. Le imprese meridionali virtuose e sane sono davvero poche e un´inchiesta di qualche anno fa della Banca d´Italia rivelava che si tratta per lo più di soggetti che non ricorrono quasi per nulla al credito.
Il nostro "paese invisibile" non sfugge a questo destino e, dopo le imprese del cavalier Ruggeri, che, nonostante usufruisse dei capitali della Cassa Depositi e Prestiti, a Patti è riuscito a provocare la chiusura di 3 aziende ceramiche (con in tutto più di una quarantina di operai), per aprire una fabbrica che si limita a decorare prodotti già lavorati altrove (con in tutto una quindicina di dipendenti, per i quali percepisce per di più i sussidi del renziano Job´s Act), sono piovute l´altra sera in Consiglio Comunale le lodi della Società "Terre di Eolo", che fa capo a un altro "pattese di ritorno", a cui l´Amministrazione e la maggioranza dei Consiglieri hanno concesso, dopo 5 anni dall´inizio dei lavori, un´ulteriore proroga di 2 anni dell´eccezionale variante urbanistica già concessa nel 2011 su terreni agricoli, perché possa tentare di ultimare quei lavori di "riqualificazione e rifunzionalizzazione" di un antico borgo rurale e di una pregevole villa di campagna sette-ottocentesca iniziati nel 2011, usufruendo di cospicui fondi europei (per un totale superiore ai 5 milioni di euro) e mai portati a termine, tanto da aver percepito, fino alla fine dell´anno scorso, solo il 50% del finanziamento ottenuto (come risulta dai dati del sito "Open Coesione"), nonostante festose inaugurazioni alla presenza di autorità civili e religiose.
Bisogna aggiungere che, sempre alla fine dell´anno scorso, le società impiegate nei due cantieri di Panicastro e Mustazzo sono incappate in una sospensione dell´attività imprenditoriale e in una maxi multa di 400.000 euro, inflitta dal Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri, per violazioni alle norme sulla sicurezza del lavoro, irregolarità amministrative ed utilizzazione di lavoratori in nero (come avevamo già denunciato su questo sito il 21/12/2016, nella sezione "Inchieste").
Ciononostante Sindaco e Consiglieri non hanno rinunciato a vantare la valenza occupazionale (questa almeno, ci auguriamo, non in nero) che queste strutture alberghiere costruite su terreni agricoli dovrebbero produrre, e la grande attrattiva turistica costituita da un albergo extra-lusso, eretto a mezza collina, al posto della villa di Panicastro, a notevole distanza da aeroporti e porticcioli turistici, e dal complesso di Mustazzo che, ricordiamo, dovrebbe mettere a disposizione del pubblico una pista ciclabile, una piscina ed altri servizi, di cui però non si sente più parlare man a mano che l´investimento procede.
(Alleghiamo a fondo pagina le Delibere con cui il Consiglio Comunale ha concesso la proroga).
Siamo i soliti criticoni, si dirà, che danno addosso a chi ha il coraggio di prendere iniziative imprenditoriali. Ci sembra però che qui si tratti, più che altro, di iniziative assistite e velleitarie. Il tempo ci dirà se è vero, ma purtroppo non ci restituirà i pregevoli insediamenti rurali, sacrificati in nome di un improbabile sviluppo turistico.