Ricordando Maria Sciacca: a proposito di spettacoli, rassegne teatrali, sovvenzioni e teatro d´avanguardia in un paese del Sud.

19-03-2017 20:09 -

Si è parlato di teatro per tre giorni, nella sede della nostra associazione, davanti ad un pubblico numeroso ed attento, con molta passione, una buona dose di sincerità, molti ricordi e altrettante diversità d´opinioni, inevitabili tra chi ha scelto di dedicare la propria vita (o almeno buona parte di essa) al palcoscenico.
Una bella esperienza, per chiunque sia stato presente ad almeno uno degli incontri, sia che fosse parente o amico di Maria Sciacca (Mimmi per chi la conosceva), o semplice appassionato di teatro o impegnato in esso per professione.
Si è parlato di scuole di formazione e di compagnie di dilettanti, delle difficoltà per i giovani attori di seguire la propria vocazione e di libertà nel modo di concepire uno spettacolo. Ci si è chiesti chi debba sostenere economicamente l´attività teatrale, se sia compito delle istituzioni nazionali (le sole che possano permettersi di dare sovvenzioni a fondo perduto per la cultura, ma esercitando così di fatto un controllo sulle compagnie) o gli enti locali (allo scopo di attirare intorno alle Rassegne e ai Festival un indotto turistico che compensi l´investimento pubblico, ma creando spesso anche un pubblico distratto, "estivo", che recepisce gli eventi in modo consumistico e disponendo comunque di un´ampia discrezionalità clientelare).
Diceva negli Anni Venti del secolo scorso Piero Gobetti che il teatro non dovrebbe mai essere finanziato dallo Stato, in modo da consentire solo al pubblico una selezione degli attori e delle compagnie e 50 anni dopo Dario Fo ricordava come la scarsità di spazi teatrali sia uno strumento di controllo da parte dei centri di potere, da quelli comunali a quelli partitici, che crea rivalità tra gli attori, spinge al conformismo e scoraggia le avanguardie artistiche ed il teatro di impegno sociale.
Ma si può puntare solo su un teatro "che costringe a pensare" o bisogna accontentare la voglia del pubblico di divertirsi e di passare una serata in allegria? (Senza dimenticare che le due cose possono anche andare di pari passo e che, come diceva De Filippo, a teatro fare ridere è molto più difficile che commuovere).
Una discussione accesa, che merita un dibattito più ampio, è nata dal dubbio se un paese con un solo teatro possa permettersi più rassegne teatrali o se solo il Comune debba garantire un unico cartellone, aperto a compagnie e generi diversi. Il nostro Comune ha curato in effetti, fino all´anno scorso, una rassegna invernale, contemporanea alla rassegna curata dal gestore privato del cinema-teatro e seguita, in estate, da altri due cartelloni privati: quello al teatro greco di Tindari, dell´Associazione del Teatro dei due Mari, e quella in una scuola del Centro Storico, di una compagnia dilettantistica). Qualcuno si chiedeva se ciò non rischi di disperdere il già esiguo pubblico di affezionati e non precluda (nelle iniziative private) una diversificazione delle offerte. Ma perché compagnie private non dovrebbero essere libere di proporre il tipo di teatro in cui credono di più, sia esso impegnato e d´avanguardia o leggero e dialettale o riproposizione del teatro antico? Anzi, la molteplicità degli organizzatori può garantire non solo la libertà di espressione, ma anche l´educazione del pubblico a scelte più consapevoli, purché, naturalmente, si mettano a disposizione di tutti vari spazi teatrali, aprendo ad esempio finalmente al pubblico alcuni palazzi del Centro Storico, oggi assurdamente lasciati chiusi.
Da parte nostra siamo tanto convinti che la proposta di varie Rassegne crei più pubblico da averne proposto una nuova, che organizzeremo d´estate, in una piazza del Centro Storico, intitolata proprio a Maria Sciacca, su due temi: "il teatro al femminile" (con brevi monologhi di sole attrici), in omaggio al coraggio con cui negli anni Sessanta, lasciando il suo paese siciliano, Mimmi ha scelto di farsi attrice, e "il teatro nel teatro", (aperta a giovani attori o giovani compagnie in forme che preciseremo meglio in seguito, accogliendo osservazioni e proposte che ci stanno arrivando da più parti), per ricordare un tema ricorrente nella carriera teatrale di Mimmi, dal suo esordio al Piccolo Teatro di Milano con il "Marat-Sade" di Weiss (di cui vedete nella foto il cartellone), a quell´ultima recita di "Rumori fuori scena" di Frayn, poco prima di lasciarci per sempre.
Se la nostra è o no una scelta giusta lo deciderà, naturalmente, solo il pubblico.