La foto della settimana n.116: I LUOGHI DEL TEATRO

11-02-2017 12:35 -

C´è un solo teatro nella nostra cittadina (in effetti un cinema-teatro): quello che vedete nella foto di oggi. Poi ci sono le sale di un ex-convento, dalla discutibile acustica, e, nella bella stagione, un suggestivo teatro greco a picco sul mare. A contendersi questi tre spazi ci sono molte associazioni di prosa e di danza, che proseguono una lunga e ricca tradizione locale di passione teatrale e di talenti, spesso costretti ad andar via per manifestarsi pienamente e molte volte poi ignorati o dimenticati in patria.
Fino a 50 anni fa c´erano pure alcuni fantasiosi artisti di strada, come il cuntastorie don Puddu, di scuola catanese, che "cuntava" le storie dei paladini di Francia, e molti cantastorie girovaghi, che si fermavano in un angolo della piazza principale, srotolandovi i propri cartelloni colorati, per cantare ogni evento reale, che fosse degno di diventare "storia".
L´unico vero teatro borghese, con velluti rossi, colonne, marmi e palchi, era stato costruito nel 1838, ma ebbe vita breve e travagliata, prima di essere definitivamente abbattuto nel 1931, quando il locale segretario del fascio, uomo colto ed intelligente, commentò acutamente che "Un teatro o nasce da un bisogno di collettività o non nasce. E se nasce senza questo bisogno, muore".
All´inizio di quest´anno a contendersi lo spazio più ambito, ossia la gestione del cine-teatro comunale, sono scesi in campo l´associazione che lo ha gestito negli ultimi tre anni, organizzandovi anche una propria stagione teatrale, ed il gestore precedente, affiancato da alcune compagnie teatrali locali e da un´associazione provinciale, che organizza spettacoli di teatro greco-latino. La scelta (spiccatamente discrezionale) fatta dal Comune è stata contestata vivacemente dal gruppo escluso e sui socialnetwork si stanno incrociando da giorni le ragioni degli uni e degli altri, convinti evidentemente che ciò che conta sia accaparrarsi il monopolio dei luoghi teatrali già funzionanti e di eventuali finanziamenti pubblici, mentre si sta perdendo di vista che lo scopo del vero teatro non è quello di esibirsi con qualche guadagno, ma di comunicare con una collettività e che per fare questo occorre innanzitutto individuare un proprio pubblico, avere dei contenuti (possibilmente nuovi o rinnovati) da trasmettergli, affinare la tecnica della comunicazione artistica e condividerla con i giovani talenti, che fortunatamente non mancano.
I luoghi del teatro, allora, si potranno inventare e moltiplicare, comprendendo anche le strade e le piazze di Don Puddu, e si potrà imporre all´ente locale di garantire a tutti gli spazi necessari, invece di farne un´astuta materia di lottizzazione.
E dovranno essere luoghi aperti non solo ad associazioni e scuole locali, ma ad artisti e compagnie regionali, nazionali ed internazionali, purché disposte, però, ad un proficuo interscambio culturale con la realtà del posto in cui si esibiscono.
Da parte nostra proveremo al più presto ad aprire un dialogo con chi oggi sa ancora creare la magia dell´immateriale spazio teatrale, per approfondire i temi e consentire un confronto tra teatranti e spettatori. Cercheremo anche di ricordare le esperienze migliori del nostro passato teatrale, malauguratamente ignorate dai più giovani, e tenteremo infine di proseguire un progetto caro al Paese Invisibile: il teatro di strada, che aiuti a ricreare comunità nel nostro suggestivo Centro Storico ed in contrade e frazioni sempre più prive di scambi culturali, perché sostanzialmente siamo d´accordo con quanto diceva negli anni ´30 Raffaele Saggio: "Un teatro o nasce da un bisogno di collettività, o non nasce. E se nasce senza questo bisogno, muore"...anche se è apparentemente tenuto in vita dalla compiacenza delle istituzioni.