La foto della settimana n° 115: UN POVERO NATALE

30-12-2016 19:06 -

Con l´unica eccezione degli immutabili e rassicuranti riti della Chiesa Cattolica, che ancora riescono a far vivere un senso di comunità condivisa (nella foto di oggi - riportata da AM notizie - la processione notturna da San Nicola), e di alcune sporadiche iniziative private, questo Natale è apparso a molti pattesi particolarmente povero e non nel senso evangelico della santa povertà, anche se la crisi economica ha ridotto consumi privati e addobbi pubblici.
E´ stato il Natale degli sponsor, che hanno costellato con scritte cubitali lo spazio ormai privatizzato di un´irriconoscibile Villa Comunale, utilizzata come luogo vuoto da riempire, anziché come giardino pubblico, anche se l´iniziativa del Presepe vivente, che vi si è svolta, ha avuto alcuni aspetti positivi e ha coinvolto le famiglie.
E´ stato il Natale dei mercatini semivuoti, nonostante la suggestiva collocazione nella parte bassa del Centro Storico, cuore un tempo del commercio pattese.
E´ stato il Natale delle bande di ragazzini impegnati a sparare petardi ad ogni ora e contro ogni cosa (esseri viventi inclusi), perché non fanno più differenza tra le ricorrenze e i diversi rituali, ma prediligono (con il complice finanziamento dei genitori ed un precoce consumo di alcolici) solo il rumore ed il senso del branco.
E´ stato il Natale dell´accoglienza tradita, in cui i media ci hanno raccontato di un ragazzo, arrivato a Lampedusa a cercare un futuro, che l´Italia ha prima rinchiuso in un invivibile centro di accoglienza, poi, dato che aveva osato protestare, sbattuto per 5 anni nel più triste e violento carcere per adulti (quello dell´Ucciardone), grazie ad una corte che lo ha arbitrariamente considerato maggiorenne, ed infine giustiziato in una strada della ricca Lombardia, senza che fosse certa una sua colpa e senza che ci si preoccupasse di inventare neanche una ricostruzione credibile, in barba alla nostra vantata tradizione giuridica.
E´ stato un Natale che ha sancito vistosamente la perdita forse irrimediabile, nel nostro pur antico paese, di ogni senso di appartenenza e di condivisione, l´incapacità di vivere i nostri luoghi e la nostra storia, abituati ormai come siamo ad eventi buoni per tutte le stagioni e per qualsiasi posto, copiati in fretta e male dal già fatto e già visto altrove ed assemblati alla bell´e meglio, senza alcuna connessione con la nostra identità e crescita collettiva.
Confidiamo, per inguaribile ottimismo, in un anno veramente nuovo ed in tempi migliori.