Centro Storico, cicale e formiche

17-08-2016 15:42 -

Come si può riuscire a ripopolare un Centro Storico da decenni in abbandono, invertendo una tendenza urbanistica iniziata con la ricostruzione del Secondo Dopoguerra e culminata con quella del dopo-terremoto del 1978?
C´è chi è convinto che gli eventi estivi, a base di musica, "narrazioni" e degustazioni, possano far scoprire (o riscoprire) a turisti e pattesi la suggestione di vicoli, piazzette e vecchi palazzi. Ma il problema è che, pur dopo averli ammirati per una sera, pattesi e turisti li abbandonano fino all´appuntamento del prossimo anno.
Così il Centro Storico (come scrive don Franco Pisciotta in un recente saggio, dedicato alla sua parrocchia di Sant´Ippolito) è solo una "bella espressione, usata specialmente durante le manifestazioni spesso velleitarie, consolatorie e demagogiche del periodo estivo, che nasconde tuttavia una triste realtà quotidiana".
Per invertire una tendenza politica, economica ed urbanistica, infatti, occorre una scelta complessiva di segno opposto, che non metta più al centro la speculazione edilizia e l´accaparramento dei fondi pubblici (per 70 anni unica grande fonte di profitti per le classi dirigenti pattesi), ma punti a rianimare l´artigianato di qualità, il piccolo commercio, le coltivazioni locali, i mercatini, il turismo culturale, curando intanto una buona qualità della vita negli antichi rioni, con una paziente e duratura opera di manutenzione e pulizia degli spazi del Centro Storico.
Occorre, insomma, più una fatica da formiche, che un effimero e superficiale frinire estivo di cicale. Anche se l´una non esclude a priori l´altro, purché non si faccia l´errore di invertire le priorità.