AREE INDUSTRIALI E SPRECO DEL TERRITORIO

07-10-2015 20:10 -

La classica associazione industria-lavoro-sviluppo ha illuso la Sicilia fin dagli anni '60, quando la Cassa per il Mezzogiorno, abbandonando i progetti rivolti all'agricoltura, diventava il motore di infrastrutturazioni ed incentivi, destinati a favorire l'installazione di industrie anche al Sud.
Quelle che ci arrivarono, in realtà, ci restarono giusto il tempo per riscuotere gli incentivi (come accadde a Patti e a Termini Imerese) o furono altamente inquinanti e dunque devastanti per il territorio (come a Gela, a Milazzo e a Priolo), mentre schiere di giovani siciliani si trasferivano comunque a lavorare nelle fabbriche del Nord Italia e dell'Europa.
Finita l'esperienza della Cassa, la Regione Siciliana affidò ai Consorzi ASI (Aree di Sviluppo Industriale) il compito di inseguire ancora il miraggio dell'industrializzazione, ma con risultati ancora più esigui, che spesso si sono limitati ad una infrastrutturazione primaria di aree agricole (strappate anche a colture redditizie) in cui poi nessuna o pochissime industrie andavano ad occupare spazi, oggi in gran parte abbandonati e degradati (come quelli delle ASI di Patti e di San Piero Patti).
Abbiamo voluto preparare una breve scheda su questo inutile spreco di territorio, limitata all'area pattese, perché oggi ci si ripropone qui ancora una volta di espropriare ed urbanizzare terreni, questa volta sulla riva sinistra del Timeto, travolgendo nuovamente uliveti e vigneti, per di più ad una distanza pericolosa dalla centrale di sollevamento dei pozzi di acqua potabile del comune, senza tenere conto né dell'esperienza passata, né dell'attuale situazione economica generale, di profonda e strutturale crisi industriale.