QUANDO IL VOTO NON BASTA

04-11-2017 19:02 -

Dal 1986 al 2012, in 7 tornate elettorali, la percentuale dei votanti alle Regionali Siciliane è scesa costantemente dal 77,8% al 47,42% (con l´unica eccezione di una leggera ripresa nel 2008, quando però si votava contemporaneamente anche per le Politiche). Ben il 30% in più di elettori siciliani, dunque, tra fine ´900 e inizio 2000 sono rimasti a casa, varcando la soglia del 50% di non-votanti, sia perché l´eliminazione delle preferenze multiple ha affievolito la possibilità di controllo del voto, sia perché l´elettorato comunista (nato dalle lotte per la terra e dal sindacalismo stroncato dalla mafia nel secondo dopoguerra) si è disperso con l´emigrazione (sempre altissima in Sicilia) e con la fine della guerra fredda. In questo vuoto, creato dal calo contemporaneo di costrizione e di ideologia, ha prevalso un comprensibile pessimismo e l´amara convinzione che poco possa cambiare, chiunque prevalga.
Non sappiamo se all´appuntamento di domani la fuga aumenterà o se il tripolarismo (creato dall´ascesa del Movimento 5 Stelle) e lo scontro tra il Partito Democratico a prevalenza renziana e la sinistra di Articolo Uno potranno invertire la tendenza, in un guizzo di indomabile speranza o di impegno antigovernativo o semplicemente per una nuova impennata del clientelismo, alimentato dalla perdurante crisi economica.
Quello che sappiamo è che, con il massimo rispetto sia per chi domani andrà a dare il proprio voto a chi ha riacceso la sua speranza o a chi gli ha fatto "una proposta che non si può rifiutare", o più modestamente al "meno peggio", sia per chi domani invece diserterà le urne, la cosa più importante sarà la convinzione che l´elezione è solo un momento che passa e che può più o meno modificare qualche equilibrio istituzionale, mentre la difesa del proprio territorio, un assetto economico socialmente meno squilibrato ed una migliore qualità della vita, in questa fase di irreversibile crisi istituzionale ed economica, resteranno soprattutto nelle mani dei cittadini e nella loro capacità di trovare ed esercitare pazientemente forme di organizzazione e di controllo dal basso.
Per questo, qualunque cosa decideremo di fare domani, l´essenziale è che dopodomani riprendiamo ostinatamente ad impegnarci per il nostro territorio in modo diretto ed autonomo, ritenendo le istituzioni un interlocutore utile, ma non essenziale.
Un´imprenditrice pattese del settore enologico, intervistata qualche giorno fa da un´emittente locale a proposito della possibilità di far ripartire le attività produttive nell´area pattese, devastata a fine giugno da un terribile incendio, ha dichiarato con chiarezza: "Si può fare affidamento sulle istituzioni solo in ultima analisi, per prima cosa è necessario che un´azienda agricola si tuteli da sé e collabori con quelle più vicine nel controllo e nella difesa del territorio". Non possiamo che concordare con lei e provare a rilanciare, ad esempio, qualunque sia l´esito delle elezioni di domani, l´attività delle Consulte Territoriali dei Cittadini.